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Il Blog: discussioni, articoli, pensieri e scambio di idee
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 10/04/2012 @ 16:54:34, in A) Aziende, innovazione, produttività, costi, ecc., cliccato 730 volte)
QUESTE BANCHE ITALIANE ! MA SONO PROPRIO BRAVE ?
 
Da qualche tempo a questa parte si parla e si criticano le banche italiane che hanno ottenuto molti miliardi dalla Banca Centrale Europea ad un tasso dell’1% e che, invece di usare il denaro per finanziare le imprese italiane, piccole e medie (circa 99% del totale), che ne hanno molto bisogno, acquistano BTP che fruttano interessi interessanti anche superiori al 5%.
Questa strategia risolve  i loro problemi di liquidità e “dintorni”. Tutto bene, però, però…
Se finanziassero le imprese, i ricavi da questi finanziamenti sarebbero in molti casi certamente superiori, non credo mai inferiori.
Perché allora non finanziano le imprese?
La risposta è molto facile: finanziare le imprese comporta alti rischi di ”sofferenze”, cioè di difficile o laborioso o addirittura impossibile recupero del credito; e la ragione è che le ragioni della richiesta di finanziamento da parte delle imprese comprendono numerosi – direi quasi infiniti - progetti di investimento (es. sviluppo e ricerca per innovazione in nuovi prodotti, nuove organizzazioni di vendita, sviluppo dei mercati soprattutto esteri, ristrutturazione delle produzioni, energie alternative, ecc.) che darebbero una spinta allo sviluppo economico delle nostre  imprese, quindi all’economia del nostro paese.
Allora dove è il problema?
Come già sapete, nella mia vita professionale, dopo 21 anni di lavoro dipendente in 8 imprese italiane ed estere, ho iniziato nel 1978 a fare il consulente di direzione e organizzazione operando in Italia e in Europa con qualche puntata oltre Atlantico. Alla fine ho deciso di interrompere il mio lavoro a 75 anni, cioè dopo 29 anni di consulenza.
In 50 anni di lavoro ho avuto numerose occasioni di contatti con le banche, direttamente quando ero dirigente dipendente e poi per conto delle imprese alle quali prestavo consulenza.
Ebbene devo dirvi che solo nel 5-6% dei casi ho trovato persone (non solo responsabili di agenzia ma anche a livello dirigenziale superiore) preparate a giudicare se il progetto di investimento dell’impresa che richiedeva il finanziamento fosse valido, cioè che avessero la capacità di esaminare ed entrare nei dettagli del progetto per definire la bontà della richiesta dell’impresa. Sototlineo che non parlo delle banche di investimento.
In tutti gli altri casi (94-95%) l’approccio al progetto era superficiale e la richiesta era solo quella di garanzie immobiliari o mobiliari di valore superiore al fabbisogno finanziario, specialmente per le piccole e medie imprese. Spesso ho trovato funzionari di agenzia che trattavano finanziamenti per una Piccola Impresa, i quali a stento sapevano leggere un bilancio e tanto meno un business plan triennale di un progetto. Voglio sottolineare che non mi riferisco al settore delle costruzioni dove non ho mai operato e che ha creato speculazioni finanziarie con i risultati scandalosi che sono sotto gli occhi di tutti.
Ricordo che quando il settore del Franchising era in rapido sviluppo (1975-90) i “bancari” non ne sapevano quasi niente (sentivano però che era di “moda”), quindi la risposta era sempre più o meno: “si, si va bene, però quali garanzie può darmi? (immobiliari e/o mobiliari)”. Appresi in quel periodo che le più importanti banche francesi dove il Franchising era ed è una strategia commerciale molto sviluppata e sofisticata, avevano uno speciale dipartimento interno che si occupava unicamente di finanziamento alle imprese che volevano sviluppare un progetto di Franchising, sia come Affiliante che come Affiliato. I funzionari del dipartimento erano dei professionisti di alto valore (con ottima  formazione interna) con conoscenze sempre superiori all’imprenditore che richiedeva il finanziamento.
A parte il franchising, ho la netta impressione che qui in Italia i responsabili di queste decisioni non siano all’altezza del loro incarico e soprattutto le alte direzioni non abbiano alcuna voglia di formare queste persone perché è molto più semplice e facile guadagnare sugli interessi dei BTP. Se avessero funzionari preparati e volenterosi le sofferenze sarebbero certamente minimizzate ed i profitti superiori.
Posso sbagliarmi, dato che sono fuori dal giro della consulenza da ormai 6 anni, ma ho un certo “feeling” …originato dai capelli bianchi e dai molti anni di lotta con le banche, anche attualmente, cosa che vi racconterò alla prossima puntata.
 
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Di Gennaro Aprea (del 06/04/2012 @ 13:11:28, in F) Questa è l'Italia, cliccato 849 volte)
LA MODA DI INFANGARE LE PERSONE È SEMPRE IN ESPANSIONE
Questa volta l’oggetto dell’infangamento non è un politico, un “tecnico”, un “professore” o una persona importante; sono io, povero e anziano pensionato che si diverte a scrivere su questo piccolo blog, e su altre cose, cercando di non scrivere testi che non stanno né in cielo né in terra. Ovviamente non sono infallibile, però c’è un limite alla calunnia.
Ed ecco l’oggetto del contendere. Come ben sapete, sul blog vi sono varie sezioni di cui una è “Guerre”, sulla quale vi sono pochi articoli perché le aborro e sono un convinto antimilitarista. Il 19 marzo scorso ho ricevuto una “richiesta di contatto” da un lettore di cui riporto qui di seguito il testo del messaggio
 
Questi i dati inseriti nel modulo presente alla pagina http://www.gennaro-aprea.it/contatti.asp da utente con indirizzo IP 94.82.106.251  browser e sistema operativo Mozilla/4.0 (compatible; MSIE 8.0; Windows NT 6.1; Trident/4.0; SV1; SLCC2; .NET CLR 2.0.50727; .NET CLR 3.5.30729; .NET CLR 3.0.30729; Media Center PC 6.0; MS-RTC LM 8)
nome = Luigi
cognome = Carretta
email = luigi.carretta@gmail.it
messaggio = Ma che razza di bestialità che mi tocca leggere... 'notizie' sparate a caso, senza riscontri oggettivi di alcun tipo. I vertici militari 'avrebbero fatto pressioni per l'acquisto di General Motors per costruirsi il Lince'... ma chi lo dice? Sicuramente qualcuno che ignora nella maniera più assoluta le modalità di acquisto dei materiali e degli accordi internazionali in materia. E difatti siamo qui che acquistiamo noi i MRAP dagli americani, e non il contrario. Se volete fare dietrologia almeno documentatevi un pò
(si scrive così: po’). Ma guarda te, è proprio vero che internet ha dato la stura alle peggiori cose...
 
Sono rimasto un po’ sorpreso del messaggio ed anche abbastanza incazzato per la decisa affermazione delle “bestialità” che scrivo. Ho atteso qualche giorno prima di rispondere perché ho avuto molti impegni, ma non mi sono preoccupato troppo del mio ritardo, e lo faccio qui inviandogli un messaggio e-mail con il quale lo invito a leggere questo testo, a disposizione di tutti perché alla fine il tutto è abbastanza divertente per le imprecisioni del mio interlocutore.
Sono necessarie alcune indispensabili spiegazioni.
Il giorno 6 agosto del 2009 ho scritto un articolo inserito nella Sezione “Guerre”, intitolato “IL SEGRETO DELL’ACCORDO FIAT-CHRYSLER” che vi suggerisco di leggere (è abbastanza breve).
1) Evidentemente il Signor Carretta si riferisce a quell’articolo. Commento: ci ha pensato due anni e 7 mesi per criticare…..oppure avrà cercato recentemente su Internet qualche parola chiave (guerre, Lince, Hammer, ecc.) ed è apparso il mio articolo, quindi lo ha letto senza notare che fosse molto vecchio e superato
2) A proposito della mancanza di “riscontri oggettivi”, all’inizio del mio articolo affermavo che le notizie potevano essere “una bufala” in una percentuale del 20%, ecc.
3) Affermavo che il blindato Lince (Fiat) del nostro esercito in Afganistan resisteva più di altri blindati americani ormai obsoleti, gli Hammer. Dopo qualche tempo anche i nostri Lince sono divenuti obsoleti perché i talebani sono riusciti successivamente a farli saltare in aria con la conseguenza che purtroppo sono morti numerosi nostri militari a bordo.
4) Avevo scritto (2° paragrafo) una realtà, cioè che la General Motors aveva venduto la fabbrica americana degli Hammer (obsoleti) ai cinesi, non che i vertici militari avessero fatto pressioni per l’acquisto di G.M (da parte di chi?) per costruirsi il Lince”. Cosa significa in italiano?
5) Ho scritto che 410 Lince erano stati venduti ad altri eserciti, compreso l’esercito britannico, perché avevano apprezzato il nostro veicolo blindato
6) Ribadisco di avere scritto che G.M. ha fatto pressione su Obama per facilitare l’accordo Fiat/Chrysler per far costruire dalla Chrysler il nostro blindato, non per “costruirsi”, come Carrretta scrive, il Lince, veicolo ormai obsoleto come già affermato sopra. Signor Carretta, evidentemente i vertici militari americani hanno cambiato idea – forse già prima della fine del 2009 - perché si sono resi conto che il Lince non andava bene ed i MRAP (veicoli blindati) erano migliori; di conseguenza anche le idee della G.M. sono cambiate, ma intanto l’accordo Fiat-Chrysler è andato in porto.
7) Non mi sono interessato ulteriormente all’argomento, quindi non ho parlato dei MRAP di cui il mio interlocutore racconta, né che l’esercito italiano li stia acquistando perché non lo sapevo, quindi vale quanto detto sul 6).
 
Però, date le sue l’affermazioni, gradirei che il Signor Carretta ci scriva un bell’articolo (che sarà il benvenuto su questo blog) raccontandoci come sono andate le cose, cioè se questi MRAP non possono essere distrutti dai talebani, se proteggono di più i militari che li usano, che è ciò che vogliamo di più, dandoci i riscontri che io (non noi, perché sono il solo a scrivere) non ho dato perché secondo lui faccio della “dietrologia”.
In fondo volevo dare una possibile ragione in più al titolo del mio articolo del 2009, accordi Fiat-Chrysler, su una notizia che proveniva dalla Gran Bretagna, e di cui la stampa e gli altri media non avevano parlato in quel periodo in cui molti si interessavano alle notizie della possibile acquisizione della Chrysler da parte di FIAT. La notizia negativa era che i militari, ahimè, entrano pure nel business civile.
Ripeto, l’informazione mi era venuta dalla Gran Bretagna e non avevo ragione di non credere a chi me ne aveva parlato. Forse le “notizie sparate” e la “dietrologia” è stata fatta dai britannici per ragioni che mi sono oscure.
PS - ho inviato stamattina il messaggio e-mail all'indirizzo esatto del Signor Carretta ma mi è tornato indietro perché sconosciuto al server. Non c'era il numero di telefono quindi non posso fargli sapere di questo articolo. Ha forse dato un indirizzo sbagliato? Sono andato su Google e vi  sono molti luigi Carretta, quindi non voglio disturbare tutti per arrivare a lui. Dubito che rilegga questo blog.....vedremo.
Buona Pasqua a tutti
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Di Gennaro Aprea (del 28/03/2012 @ 18:21:23, in H) Rodano, cliccato 761 volte)
PISTE CICLABILI E CICLOPEDONALI (Rodano, Italia, Europa e dintorni)
Ormai siamo in tanti ad aver capito (con grave ritardo) che i politici che ci governano a livello centrale e locale siano in grande maggioranza degli incompetenti, interessati solo alla “cadrega”” e al “soldo” per se stessi: in breve, che non siano “adatti” a fare l’interesse dei cittadini che li hanno votati. Tanto è vero che la stima e la credibilità nei partiti è scesa all’8% in media nazionale e al 4% per quelli che manifestano in piazza. Ed il bello – si fa’ per dire - è che la maggioranza dei politici non l’hanno ancora capito, salvo naturalmente le debite eccezioni (poche).
Oggi parleremo di uso della bicicletta che potrebbe essere uno delle tante occasioni per i politici di operare nell’interesse ed il bene di molti cittadini.
Cominciamo col dare un’occhiata in giro per il mondo e dire che in quasi tutti i paesi civili, europei e non, i ciclisti hanno per legge la stessa protezione (leggi precedenza) che hanno tutti i pedoni sulle strisce; ciò vuol dire che tutti gli altri veicoli gli devono cedere il passo..
Vantaggi: meno morti e feriti, più ciclisti in buon salute grazie al movimento fisico, meno veicoli che inquinano, più rapidità di spostamento nelle ore di punta nei medi percorsi, cioè da 500 metri a 2-3 km ed anche oltre in casi particolari ( si calcola che per gli spostamenti fino a 500 m. si va a piedi)[1]..
Solo qualche esempio eclatante che evidenzia la differenza fra noi e altri governanti centrali e locali di paesi esteri:
-          a Portland nello stato americano dell’Oregon (i nord-americani non sono molto propensi a lasciare la loro auto), città di 580.000 abitanti, nel 2008 erano già state costruiti 120 km di piste ciclabili con programmi di raddoppio in pochi anni; a Milano (1.350.000 abitanti) nel 2007 erano circa 70 km con previsione di raggiungere 130 km a fine 2011; non so a che punto sono oggi
-          a Dongtan, piccola città modello cinese di recente costruzione nei pressi di  Shanghai, autosufficiente al 100% per i fabbisogni di energia, il 100% delle strade cittadine hanno, oltre ai marciapiedi, le loro piste ciclabili;
-          a Tokio (35 milioni di abitanti) è in funzione da tempo l’”electric powered bike sharing”; le biciclette elettriche sono posteggiate sotto tettoie di pannelli fotovoltaici, si ricaricano in 3 ore e mezzo ed hanno un’autonomia di 50 km; sono usate da milioni di giapponesi che abitano nei dintorni di Tokio e raggiungono ogni giorno la capitale con metropolitane e treni. All’uscita delle stazioni trovano le biciclette che gli permettono di raggiungere il quartiere degli uffici (più di 5 milioni di addetti) ed i posteggi necessari a questo quartiere; i posteggi possono essere usati anche da possessori di biciclette private (i prezzi sono assolutamente accessibili a tutti);
-          la Germania possedeva 35.000 km di piste ciclabili nel 2010, e sono tuttora in rapido aumento; l’Italia 2.500 km; alla fine del 2011 è stata completata la prima di numerose “ciclo-strade” gratuite di 5 metri di larghezza, che costeggia l’autostrada di 60 Km fra Duisburg (490.000 abitanti) e Dortmund (587.000 abitanti); la ragione di questo progetto è che l’autostrada era intasata ogni mattina e ogni sera dall’intenso traffico automobilistico (velocità media 30 km/ora) derivante dal fatto che ogni giorno si spostano verso le due città 2 milioni di lavoratori che abitano nella zona intermedia.
-          In Olanda i ciclisti sono i cittadini più rispettati (es in inverno le piste ciclabili ed i marciapiedi sono i primi ad essere sgombrati dalla neve). Hanno sempre la precedenza, salvo quando vi sono dei semafori, rosso-verde per regolare la circolazione, in siti particolari. Idem in Danimarca ed altri paesi scandinavi
Ed ora veniamo a Rodano (4.400 abitanti circa) tutta in piano ma con 5 quartieri più o meno distanti fra loro (al massimo 2 km), dove da vari anni a questa parte sono state costruite nuove strade per nuovi complessi edilizi (nel 1969 eravamo circa 1600 abitanti) ed anche nuovi tratti di strade provinciali una volta molto strette. Ricordo di essere stato nel gruppo di cittadini che proposero di usare dei tratti della vecchia strada provinciale che collega i quartieri di Rodano centro e Lucino a quello di Millepini per farne una pista ciclabile che è stata realizzata un po’ approssimativamente (riguardo alla legislazione relativa) e mai completata e messa a norma.
Successivamente i nostri amministratori che sono in carica da 20 anni, ne hanno costruite altre ma solo un breve pezzo di esse è a norma, quello che costeggia le recenti costruzioni di via delle Querce e Via Palermo nel quartiere di Millepini; infatti la pista ciclabile a doppio senso è di 2.5 metri di larghezza ed ha a fianco il marciapiede regolamentare. Tutte le altre non sono a norma perché sono troppo strette e molto pericolose (es. via Turati a Lucino) oppure su 2.5 metri di larghezza regolamentare vi possono passare sia le bici che i pedoni; infatti questi ultimi dovrebbero avere l’apposito marciapiedi separato (parlo della pista rossa lungo il canale della Calchera). Un altro esempio di pessima progettazione è la pista ciclabile (e i pedoni?) che dovrebbe raggiungere la frazione di Cassignanica la quale attraversa la strada provinciale in curva (!) e che si è fermata a 200 metri dall’abitato per l’esistenza di un piccolo canaletto per irrigazione, per cui i ciclisti (e i pedoni) devono percorrere pericolosamente la strada provinciale.
Quasi nessuna pista è collegata con le altre e nessuna raggiunge la Strada Rivoltana dove è in costruzione la superstrada (vi sarà una ciclabile a fianco?) che si collegherà alla Tangenziale Est  Esterna e alla BREBEMI; al di là della quale vi è il piccolo quartiere di Pobbiano e le abitazioni delle Foppa. Non vi è alcuna pista che arriva al centro di Rodano-Lucino dove vi sono  il Municipio, una chiesa con oratorio, la posta, una banca, un ambulatorio, alcuni negozi e 2 bar.
Una delle cose più contraddittorie è lo “STOP” della pista lungo la Calchera scritto sulla pista stessa quando si immette su due attraversamenti stradali della via dell’Ontano e degli Olmi in corrispondenza della rotatoria (ciò conferma il concetto che le biciclette non hanno la precedenza sugli autoveicoli) che la collega alla “finta” ciclabile (perché non a norma) che viene da Lucino; là non vi è alcuno STOP per i ciclisti che vengono da Lucino…
Temo di avervi un po’ annoiato quindi mi fermo qui, ma tutta questa tiritera descrive il comportamento assurdo dell’amministrazione comunale e ci conferma che siamo ancora lontano dal concetto che è assolutamente necessario sviluppare la circolazione delle biciclette per le ragioni che ho accennato all’inizio.
Non so se ci avete fatto caso, ma in questo periodo vi è un annuncio pubblicitario in TV che promuove un integratore alimentare: si vede una giovane signora che viaggia in bicicletta in città in mezzo ad un fitto traffico automobilistico e corre talmente veloce che a tratti si trasforma in una leonessa….chi ha creato questo “spot” non ha pensato nemmeno un attimo alle piste riservate alle biciclette ed è per lui/lei normale che i cittadini siano esposti ai pericoli del traffico stradale.
Dobbiamo tutti pensare seriamente ad una modifica di mentalità in senso positivo !
 
[1] Negli ultimi 10 anni in Gran Bretagna hanno perso la vita 1257 ciclisti; in Italia 2556. Nel 2010 i morti in Italia sono stati 263 e 14472 i feriti. Il parametro del rischio di morte per i ciclisti italiani è di 2,18 - motociclisti 1,96 - ciclomotoristi 1,06 - autisti 0,78 - camionisti 0,67
 


 
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