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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 06/12/2020 @ 18:13:06, in B) Belle Immagini, cliccato 264 volte)
W  L'OPERA LIRICA
 
Se avete letto la pagina "chi sono" di questo piccolo sito e ricordate anche che ho dichiarato che non amo l'opera lirica, avete il diritto di meravigliarvi del titolo di questo breve articolo.
 
Ma si, lo ripeto, non mi piace la musica cantata, specialmente quella dell'opera romantica della seconda metà dell'800, che va per la maggiore in Italia, dove i cantanti si esibiscono in parole del libretto con gorgheggi e trilli lunghi a tal punto da annoiarmi profondamente, se non innervosirmi.
 
Le mie esperienze in fatto di opera lirica risalgono alla prima adolescenza quando mia madre ci portava al teatro dell'Opera a Roma. Si faceva fatica a seguire le frasi - quindi la trama - della sceneggiatura. Potevamo però ovviare a questa mancanza leggendo i piccoli fascicoli  che contenevano tutte le parole scritte dal librettista.
Però alla fine spesso mi addormentavo.
Più tardi ho avuto occasione di sentire, imparare a conoscere ed apprezzare la musica classica che ancora ascolto sempre con piacere, da quella del 6-700 alla moderna, quest'ultima in parte; forse perché non l'ho ancora approfondita interamente.
Ma se sento per caso i gorgheggi dell'opera, cambio stazione o canale.
 
E allora cosa mi è successo?
Qualche giorno fa ho ascoltato per caso una pubblicità che preannunciava Il Barbiere di Siviglia su RAI 3 nel pomeriggio di sabato 5 dicembre al teatro dell'Opera di Roma.  
Mi ha incuriosito il fatto che, in osservanza delle regole del Covid 19, il pubblico sarebbe stato del tutto assente. Però, gli attori e attrici cantanti di tutti i livelli, coro, controfigure, comparse, inservienti, ecc. avrebbero "invaso" l'intero teatro con.... "Rosina nel parco reale".
Da giovanissimo non avevo mai visto il Barbiere che è un'opera buffa, quindi la cosa mi ha incuriosito a tal punto che alle 16.15 ero davanti alla TV. E ci sono rimasto per 2 ore e mezzo.
Dopo il magnifico e ben noto preludio suonato da eccellenti maestri e direttore d'orchestra, il regista Mario Martone ha fatto qualcosa di straordinario.
Forse esagero nel dire che Rossini è stato un precursore del "rap", ma durante l'intera opera i cantanti spesso "parlano" insieme alla musica che fa da sottofondo. In effetti si nota che il regista aveva raccomandato di parlare molto e quasi tutti gli attori hanno seguito queste direttive di Martone.
Ma non basta; vi accenno solo qualche scena fuori del comune che si confà perfettamente con il momento di Covid.
All'inizio tutte le persone indossano la mascherina di prammatica.
Poi si vede uno scooter che gira per le strade della città con 2 passeggeri, ambedue con maschera e casco finché si ferma davanti al teatro; ne scende solo il passeggero che entra e si avvia verso le quinte dove due inservienti in mascherina lo ricevono lo spogliano e lo rivestono con l'abito di scena: è Figaro.
Più tardi la buca del'orchestra si svuota e, di tanto in tanto, solo alcuni maestri si piazzano sul palcoscenico, poi ritornano al loro posto naturale, mentre soprano, tenori, baritono, ecc. vagano per al sala e cantano dal parco reale.  
Oppure tornano in sala e si nascondono rannicchiandosi per terra fra le poltrone. per poi alternansi fra sala e palcoscenico.
Fra i cantanti, l'ottima cantante soprano che fa Rosina (credo russa) è la sola che ha insistito nei gorgheggi - vecchio stile dico io - ma tutti sono stati eccezionali.
 
Non voglio rischiare di annoiarvi se continuo, ma vi consiglio vivamente di scoprire se questa trasmissione sarà ripetuta perché vale la pena vederla. Se si potrà fare, vi suggerisco di procurarvi l'intero "libretto" o usare il cellulare per seguire bene l'opera perché i sottotitoli che hanno inserito sono, come al solito in Italia, meno che mediocri (discontinui, con frasi saltate, ecc.);  quindi rischiereste di non poter capire bene tutta la storia che risulta essere abbastanza complicata. Ciò naturalmente se già la conoscete bene.
Fatemi sapere se volete, grazie.
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Di Gennaro Aprea (del 22/11/2020 @ 12:17:31, in C) Commenti e varie, cliccato 262 volte)
LE PERSONE, I DISABILI E LE DISABILITA'
 
Quando si incontra un disabile la nostra reazione può essere la più varia: compassione, pietà, pena, compatimento, commiserazione, simpatia, o antipatia, solidarietà; insomma mille altre sensazioni differenti da persona a persona che non so immaginare. Tutto ciò accade alla vista od anche in un'occasione di parlare con loro. E i disabili sono  purtroppo numerosi.
Pensate ai ciechi, agli anziani sulla via dell'Alzheimer o del Parkinson, a quelli costretti su una sedia a rotelle o senza un braccio o una mano; e si potrebbe continuare ad elencarli a lungo,  includendo sia i giovani che le persone in età avanzata.
 
C'è però una disabilità che non appare a prima vista, spesso neanche dopo qualche minuto dall'incontro, o addirittura dopo un breve periodo di frequentazione: parlo della sordità. La voglio chiamare disabilità invisibile.
Ma non basta: la sordità non è una disabilità fissa, continua ad aumentare col tempo, é cioè degenerativa.
 
Ne posso parlare con conoscenza di causa perché da 10 anni ormai ho perso l'udito e gradualmente il grado di sordità è aumentato. Eppure sono alla quarta coppia di audioprotesi, quest'ultima con il massimo della tecnologia innovativa.
Ho un vecchio amico dei nostri 18 anni la cui sordità è talmente avanzata che ormai non vi sono audioprotesi capaci di alleviarla.
Non solo, la cosa più negativa é che nessuna protesi è capace di selezionare più suoni, con differenti lunghezze d'onda, come invece possono fare, senza accorgersene, tutti i normali uditori. Suoni e rumori vengono tutti egualmente esaltati dalle protesi con i seguenti risultati:
 
# se si ascolta la radio o la televisione e qualche vicino, anche in famiglia, inizia a parlare non lontano dal sordo con protesi, questi due suoni si sovrappongono con lo stesso livello di decibel impedendo così al sordo di sentire bene né l'una né l'altro
# in Italia le TV si divertono a far parlare insieme una/un presentatrice/tore abbassando solo il volume di voce di uno straniero che discorre, per cui il sordo ha difficoltà a seguire e distinguere  le frasi dei due. Anche in occasioni simili, la musica di sottofondo di uno che parla; o addirittura la musica impediscono di distinguere le parole di una canzone
# stesso risultato in strada per il rumore del traffico. Non ne parliamo al ristorante con il chiacchiericcio della sala, ma anche dei vicini di tavolo con 4 o più commensali, quindi il sordo ha la tendenza a sentirsi isolato, cosa niente affatto simpatica. Sarebbe molto opportuno che questi locali istallino pareti e soffitto fonoassorbenti, come è normale uso in centro e nord Europa...salvo ovviamente nelle bettole
# per finire non posso fare a meno di dirvi qualcosa di positivo: spesso, quando qualcuno parla troppo in fretta (troppi lo fanno perché è divenuto di moda, e la pubblicità parlata batte tutti) o con voce altisonante, il sordo sente "fischi per fiaschi" e non riesce a intendere bene; così ripete ciò che a lui sembra di aver udito e la frase da lui intesa che esce fuori è una locuzione talmente differente e assurda (cioè che non sta né in cielo né in terra) che non si può fare a meno di farsi tutti delle belle risate.
 
Potrei continuare con altri numerosi esempi ma ritengo che sia meglio chiudere. Chiedo solamente ai miei lettori in perfette condizioni di udito di avere molta pazienza e comprensione se per caso hanno occasione di avere a che fare con un sordo. Grazie.
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Di Gennaro Aprea (del 05/11/2020 @ 17:33:13, in M) Satira e Umorismo, cliccato 277 volte)
NUN ME ROMP' ER CA' (interpretazione umoristica di Luigi Proietti, triste e serio, del ritornello del cantante Jacques Brel : "...ne me quitte pas")
 
 
Stamattina ho seguito in tv (grazie RAI) l'abbraccio di Roma a "Giggi" Proietti.
Migliaia di romani rendevano omaggio al grande artista applaudendo senza tregua al passaggio del feretro lungo le vie del centro.
 
Ha raggiunto il Globe Theatre a Villa Borghese, costruito nel 2003 grazie alla Fondazione Silvano Toti su un'idea di Proietti. Dove lui ha creato la sue scuola di teatro che ha sfornato un gran numero di ottimi attori, registi e operatori del teatro, che molti di noi conoscono  ché li vediamo spesso a teatro, al cinema e in TV, senza sapere che sono stati suoi allievi.
 
.
Appena il teatro si è riempito, ancora un applauso:  non avevo mai assistito ad uno così lungo. Poi si sono succeduti a parlare molti artisti suoi allievi ed anche Walter Veltroni, tutti pieni di tristezza, e anch'io con mia moglie ci siamo commossi.
Come mai un napoletano come me? sono vissuto a Roma in uno dei periodi più belli della vita, dagli 11 anni ai 21, quindi tutto il periodo della scuola media, liceo, fino all'inizio dell'università; ho così imparato il romanesco anche leggendo Belli e Trilussa - e lo parlo ancora - Poi ci sono tornato per 4 anni di lavoro, ma lui  era ancora ai suoi primi passi e non ho mai avuto l'occasione di conoscerlo in quegli anni. Peccato.
Poi l'ho seguito direttamente qui a Milano a teatro, cinema e televisione.
 
E' diventato uno degli artisti fra i miei preferiti: anzi, il mio preferito. Sono convinto che Giggi sia stato unico per tutto ciò che ha fatto ed è stato.
 
Questo non è un articolo, ma solo un ricordo di uno sconosciuto ammiratore che si sente vicino a tutte le persone che lo hanno frequentato e gli hanno voluto bene.
 
Ciao Giggi: grazie per averci fatto ridere e godere della tua arte eccelsa.
 
 
PS - per inserire un scritto nel mio piccolo blog è tecnicamente obbligatorio scegliere la Sezione. Quindi l'ho inserito nella Satira e Umorismo, quella che più gli si addice.
 
 
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