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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 13/12/2011 @ 19:11:36, in C) Commenti e varie, cliccato 1951 volte)
PARLIAMO (E SCRIVIAMO) INGLESE
 
In questi ultimi 20 giorni si sono abbattuti su noi tutti “volumi” di articoli, di trasmissioni radio e TV sulla CRISI; ne abbiamo viste e sentite di ogni genere. Quindi non mi sono azzardato a fare commenti ulteriori; avevo anche molto da fare (terminare un libro, che spero sarà pubblicato presto), e nei momenti di riposo - si fa’ per dire – ho pensato ad altre cose, più o meno serie.
Le considerazioni che seguono derivano dalla mia discreta familiarità con la lingua inglese che pratico da ormai 55 anni. Ormai è divenuta la lingua “passepartout” che serve per andare in quasi tutto il mondo e capire e farsi capire. Eppure i primi anglofoni del mondo, gli abitanti di una grande isola nei pressi del continente europeo, non hanno ancora avuto la soddisfazione di una dichiarazione internazionale in cui si stabilisce che la lingua ufficiale del mondo e della diplomazia – come fino a prima della 2° guerra mondiale è stato per un paio di secoli il francese – sia l’inglese.
Io ho imparato la lingua vivendo a contatto con gli inglesi che conosco ormai bene, i quali in fondo, e nonostante il loro comportamento spesso non corretto nei confronti di noi continentali, apprezzo – la lingua - per la ricchezza del suo vocabolario; mi piace anche la pronuncia molto più gradevole all’udito di quella americana che trovo sguaiata.
Certo è che gli inglesi pretendono che è per loro inutile studiare altre lingue perché sanno che gli basta la loro.
Purtroppo noi italiani siamo fra i popoli europei che l’inglese lo masticano poco; la ragione principale è che nelle scuole italiane non si insegnano le lingue bene come negli altri paesi dove, alla fine delle scuole secondarie superiori, gli studenti parlano correntemente quella studiata.
Ma ci sono delle altre cose che non mi vanno giu. In Italia, man mano che la conoscenza di questa lingua aumentava e incameravamo numerosi vocaboli inglesi nella nostra bellissima lingua, abbiamo cominciato ad adottare vocaboli americani e tralasciare quelli originari della Gran Bretagna. Per non parlare della pronuncia che, perfino in radio, televisione, ambiente politico dove chi parla dovrebbe avere una pronuncia corretta, assistiamo a suoni penosi.
Nonostante a molti i britannici non siano simpatici, ritengo che dovremmo usare la lingua inglese (visto che in fondo l’isola è in Europa) e non quella americana, che oltre tutto in anni recenti è stata ancor di più “inquinata” dall’aumento degli ispanici che hanno invaso il territorio e inserito parecchie loro parole. Siete d’accordo?
Pochi esempi comuni, fra i tanti, dei due aspetti:
 
Scusate, dopo molti tentativi non sono riuscito a mettere in fila le colonne
 
           INGLESE                               AMERICANO                           pronuncia italiana
                                                                                                                 errata
Scrittura          Pronuncia              scrittura              Pronuncia
colour               kðl’er                        color                     kà-ler                còlor
privacy              prì-va-se                  privacy                 prì-va-se           pràivasi
manager          màn-ij-r                   manager             màn-ij-r             menager
management  màn-ij-mn               management    màn-ij-ment      menàgement
favour                fà/evor                      favor                    fà/evor                fàvor         
centre                sé’ ntr                      center                 sè’ ntr                 sènter
establishment està-blisc-mnt       establishment  ‘is.tag-blisc-mnt  establìscment
trousers            tràu-(z)ers               pants                   èn(t)s
governance      gù-vernans             governance        go/ùvernans         govèrnans
lorry                                                      truck
petrol                                                   gasoline
boot                                                      trunk
pavement                                            sidewalk
underground/tube                             subway
flat                                                        apartment
autumn                                                fall
ground floor                                        first floor
dinner jacket                                       tuxedo
lavatory                                                 wash room
shop                                                     store
bisquits                                                candies
 
Non voglio annoiarvi troppo quindi mi fermo qui; ma ci sono molte altre parole differenti fra l’inglese e l’americano.
Se le conoscete e avete voglia, mandatemele: le aggiungerò alla lista
 
PS – è bene imparare bene l’inglese !
 
 
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Di Gennaro Aprea (del 26/12/2011 @ 11:56:16, in C) Commenti e varie, cliccato 810 volte)
BUON ANNO A TUTTI
 
 
In questo mese di dicembre ho scritto poco sul sito perché sono stato molto indaffarato e preso da numerosi impegni, fra i quali quello di completare il libro che avevo iniziato a scrivere nel novembre dell’anno scorso.
Avevo coinvolto una mia carissima amica, compagna di università e professoressa di successo in varie università italiane e francese. L’elaborazione del testo è stata impegnativa ma finalmente siamo arrivati alla fine. Ora è in accurata revisione da parte nostra ed anche di alcuni amici “proof reader”, i quali ci hanno dato preziosi consigli su alcuni passi che potevano non risultare chiari ad un lettore che non è addentro alla materia: non potete immaginare quanti piccoli errori di stampa si trovano quando si va a rileggere un testo che ci sembrava a prima vista perfetto.
Il titolo del libro è :“Una strategia di marketing per salvare la nostra vita e l’ambiente”, ed il sottotitolo, “una linea guida che ha lo scopo di trasformare in ambientalisti consapevoli la maggioranza dei cittadini-consumatori di energia”.
Ci siamo prefissi di scrivere un testo alla portata di tutti, non da addetti ai lavori per addetti ai lavori, quindi di lettura semplice e chiara.
Spero che il libro sarà stampato verso i primi di aprile ed abbiamo intenzione (la prof ed io) di fare numerose presentazioni in giro per l’Italia; quindi avviserò i miei lettori di volta in volta, se per caso gli venga la voglia di saperne qualcosa di più
Scusate se parlo troppo di me, ma ritengo che la salvaguardia dell’ambiente sia una cosa importantissima e molto urgente da realizzare perché esso si sta deteriorando sempre più velocemente; e chi se ne dovrebbe occupare non lo fa’ come dovrebbe.
Con questo pensiero chiudo il quinto anno di attività di questo blog ed auguro ai miei lettori un 2012 che apporti serenità [1]a tutti, di tutto il mondo, perché questo 2011 è stato proprio una “sc-schifezza”.
Dobbiamo impegnarci anche noi, più di quanto abbiamo fatto finora: potremo così ottenere risultati migliori con un po’ di buona volontà !


[1] Dietro la serenità c’è: la salute, l’amore, il successo, le soddisfazioni, nostri e delle persone che ci sono vicine
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Di Gennaro Aprea (del 14/01/2012 @ 11:02:31, in C) Commenti e varie, cliccato 701 volte)
REFERENDUM: CHE PASSIONE!

 
Abbiamo tutti visto, sentito e letto le reazioni alla decisione della Corte costituzionale sulla non ammissibilità dei due quesiti referendari per cancellare in tutto o in parte l’attuale legge elettorale.
Ci sono state anche delle prese di posizione non ammissibili ed offensive per la loro violenza da parte di alcuni personaggi che tutti noi conosciamo bene (leggi Di Pietro).
Io non sono un costituzionalista e tanto meno esperto, però mi è sorto un dubbio dopo aver sentito delle vaghe allusioni alle ragioni della non ammissibilità, in particolare quelle che, se fossero passati i quesiti così come erano stati formulati, l’Italia sarebbe rimasta “orfana” di una legge elettorale perché il vecchio “Mattarellum” non sarebbe stato automaticamente e validamente rimesso in essere.
Mi chiedo – e questo è il dubbio – chi ha formulato i quesiti sono stati soprattutto due personaggi, Arturo Parisi e Antonio Di Pietro, ambedue laureati in giurisprudenza, il primo professore universitario prima di statistica e poi di sociologia della politica, il secondo poliziotto e poi magistrato di accusa.
Ebbene, come è possibile che essi abbiano sbagliato la formulazione dei quesiti?
Ho sentito un’intervista al Professore Onida, Presidente emerito della Corte Costituzionale, il quale ha detto in breve che non erano stati ben formulati. Mi chiedo: a suo tempo non si sono fatti aiutare da qualche (più di uno) esperto costituzionalista?...
Oppure i giudici della Corte attuali interpretano le leggi secondo dei criteri che possono essere differenti da altri costituzionalisti?
Vorrei saperne di più e leggerò attentamente i giornali ed ascolterò trasmissioni sull’argomento, se si occuperanno ancora di questo argomento e metteranno in chiaro le ragioni ufficiali del rifiuto di ammettere i quesiti a referendum. Lo dico perché in genere danno la notizia perché è un argomento “negativo” che fa’ vendere di più, e poi si dimenticano di approfondire. 
 
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