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AGRICOLTURA, ALLEVAMENTO E BIO-AGRICOLTURA
Di Gennaro Aprea (del 04/09/2017 @ 19:11:10, in L) Zero-carbonio, cliccato 992 volte)

AGRICOLTURA, ALLEVAMENTO E BIO-AGRICOLTURA


Ormai tutti lo sappiamo: da molti giorni  i media e i social web continuano ad informarci che questa estate le temperature massime hanno raggiunto punte eccezionali battendo tutti i record dagli ultimi 180 anni, compreso quelle del 2003, anche se alcuni dubitano, come spesso succede nella testa incredula di molti.

Certo è che non ci scorderemo facilmente i giorni nei quali i termometri hanno raggiunto e superato i 40° C con percezioni anche superiori dovute soprattutto all'umidità dell'aria.

 

Della siccità se ne è parlato un po' ma, dopo qualche temporale sui rilievi alpini ed appenninici sembra che le notizie sulla disponibilità di acqua sia migliorata; ormai vi sono poche notizie sui bassi livelli dei laghi e dei fiumi. Eppure molti di essi sono diventati quasi ruscelli. E l'acqua arrivata dal cielo sotto forma di temporali e tempeste di grandine non ha risolto la situazione provocando invece pesanti danni all'agricoltura nel senso che ha distrutto le coltivazioni di cereali, altri vegetali e alberi da frutta.

 

C'è una novità negativa riguardo alla siccità: non ve n'è solo nel meridione. In generale si pensa che sia superiore in quelle regioni e nelle grandi isole; invece quest'anno le piantagioni sono state pesantemente distrutte anche in Emilia-Romagna, nel Veneto e in Lombardia, proprio per mancanza di acqua per irrigare.

 

Tutti questi dati sono provvisori perché l'estate non è ancora finita: solo ad ottobre inoltrato si potranno ottenere quelli definitivi. E sarà importante conoscere il numero di giornate con punte di temperature superiori alle minime e massime rispetto agli anni precedenti.

 

L'agricoltura ed il suo sviluppo

Sappiamo che la popolazione mondiale è prevista aumentare a circa 9 miliardi verso il 2050 quindi è obbligatorio continuare ad alimentare il genere umano, soprattutto quello più povero sottoalimentato, compreso quello delle migrazioni milionarie in atto, e quello del continente africano che avrà il più alto tasso di sviluppo dei suoi abitanti..

Possiamo quindi renderci conto che la situazione fin qui descritta ha raggiunto punti assoluti di criticità che hanno un fortissimo impatto sulla produzione dei prodotti agricoli. Tuttavia è bene sottolineare che la maggior parte della nostra agricoltura, non solo in Italia ma anche a livello mondiale, è ormai da tempo molto estensiva, in particolare per la produzione di cereali destinati all'alimentazione umana e animale, produzioni che hanno bisogno di una grande quantità di acqua.

Un dato significativo è il seguente: per ottenere 1 tonnellata di carne bovina, sono necessarie 31,5 tonnellate di acqua, che comprendono quella necessaria alla produzione di cereali (in gran parte mais e colza) ed altri vegetali per l'alimentazione dei bovini da carne e da latte.

 

La soluzione principe sarebbe quella di diminuire drasticamente il consumo di carni, quindi di acqua, ma la realizzazione di questo metodo è al momento utopica. Infatti non si può pensare di limitare drasticamente la necessità di aumento del consumo di proteine nei paesi in via di sviluppo. Ancora più difficile è modificare le abitudini inveterate di alcuni popoli ricchi, come per esempio quelli della popolazione del Nord America, la maggioranza degli europei, Brasile e Argentina che esportano carni anche in grandi quantità, ecc.

Vi sono alcuni metodi adottati da pochi paesi intelligenti ed efficienti, fra i quali in primis Israele, Giappone ed Olanda.

Oltre alla desalinizzazione dell'acqua di mare, che dovremo realizzare anche in Italia in un futuro vicino, questi paesi meritevoli hanno applicato metodi di produzione utilizzando quantità di acqua decisamente inferiori rispetto a quelle usate ancora, specialmente per il mais e la colza, cioè gli irrigatori a getto a pressione, detti a pioggia. A seconda dei casi, le quantità di acqua necessarie alle coltivazioni sono decisamente inferiori con gli irrigatori-nebulizzatori e quelli a goccia, utilizzati di notte, già in uso anche in qualche paese del vicino oriente e in un paio di stati africani

Un ultimo metodo di risparmio di acqua è la ri-coltivazione di grani antichi ma sostanziosi e nutritivi con una resa leggermente inferiore.

Possiamo essere certi che la ricerca e sviluppo in agricoltura potrà dare risultati positivi. Il lato negativo è costituito dai grandi agricoltori sempre restii a sostituire i metodi di coltivazione più comuni con tecniche più avanzate.

 

La bio-agricoltura

In generale quando si parla di bio-agricoltura, il sentire comune si riferisce ai prodotti per l'alimentazione umana perché il loro processo produttivo non utilizza prodotti chimici, in particolare fertilizzanti e antiparassitari, ma usa concimi naturali  (stallatico e compost).

 

La cosa è meno semplice di quanto sembri. In effetti i principali obiettivi di base dell'agricoltura biologica così come sono stati definiti dalla Federazione internazionale dei movimenti per l'agricoltura biologica (International Federation of Organic Agricolture IFOAM) sono:

·         Trasformare il più possibile le aziende in un sistema agricolo autosufficiente attingendo alle risorse locali;

·         Salvaguardare il più possibile la fertilità naturale del terreno

·         Evitare ogni forma di inquinamento determinato da tecniche agricole

·         Produrre alimenti di elevata qualità nutritiva in quantità sufficiente

 

Ciò ha ovviamente un impatto anche sulla produzione di mangimi e foraggi per animali da carne (bovini, ovini, pollame, ecc.) e di conseguenza su quella del latte e dei suoi derivati.

Anche in questo caso l'agricoltura biologica prevede che il consumo di acqua sia il più basso possibile grazie alle tecniche di cui abbiamo appena accennato.

 

In breve l'agricoltura biologica e sostenibile comprende soprattutto i metodi produttivi, che includono - fra i tanti - il rinnovo continuo dell'humus del terreno.

 

In un esempio recente le tecniche di produzione di vegetali biologici ha unito la coltivazione di ortaggi vari alla creazione di energia elettrica da grandi centrali di pannelli fotovoltaici, necessaria quindi anche alla coltivazione stessa (es. pompe per l'irrigazione a goccia o a nebulizzazione). Le file dei pannelli sono state istallate in maniera tale da lasciare una certa distanza fra le stesse, tale da permettere il passaggio di minitrattori elettrici per coltivazioni le più varie.

Queste istallazioni sono nate su terreni di fabbriche industriali chiuse o su terreni incolti o abbandonati di coltivazioni intensive di cereali non più produttive soprattutto per mancanza di rotazioni colturali o altre situazioni particolari.

 

Un altro esempio viene dalla Danimarca: sulla scia delle iniziative nate in alcuni paesi americani (Mrs. Obama insegna)  ed europei. E' stato creato ad Aahrus da due architetti italiani con base a Londra un sistema decisamente innovativo. Essi hanno realizzato in piena città un grande ambiente pubblico costituito da un'estesa tettoia di design affascinante sotto la quale sono stati creati numerosi orti cittadini. L'acqua necessaria è quella piovana (il nord del paese è sufficientemente piovoso) e il terreno riportato viene concimato mediante "compost" che produce anche bio-carburante e micro-alghe. E' stata considerata "una stravaganza tecnologica per legare città e natura, sfida vitale per le prossime generazioni".

 

A proposito di agricoltura in città, da buon napoletano, non posso fare a meno di ricordare la vigna coltivata da sei secoli dai monaci della Certosa di San Martino (7 ettari) sulla collina del Vomero a Napoli. Dal 1999 si produce vino Aglianico e Falanghina. Divenuta "bene di interesse storico-artistico", da un paio d'anni hanno iniziato la coltivazione di bio-orti dove il terreno è coperto con paglia per proteggerlo, concimarlo e conservarne l'umidità dell'irrigazione a basso consumo d'acqua.

In questi anni i consumatori si sono molto interessati  ai prodotti biologici soprattutto a causa di alcuni scandali alimentari della fine del secolo scorso ma sono tuttora un mercato limitato; ciò è dovuto ai prezzi al pubblico più alti rispetto ai corrispettivi prodotti convenzionali in Italia.  Il nostro paese è comunque uno dei paesi leader della produzione biologica (6,9% della superficie agricola perché non si tratta mai di agricoltura intensiva su grandi superfici) ed dell'esportazione verso l'Europa.                                                                                           Lo sviluppo  del mercato dei prodotti biologici in Italia è stato posteriore a quelli della Svizzera, Francia e Germania ma negli ultimi anni si registrano aumenti del 15-20% anno,

Oltre alle considerazioni di tenore ambientale, altri motivi che hanno spinto l'adozione di questo tipo di pratica agricola: in generale sono state quelle di interessi imprenditoriali (i consumatori sono disposti a pagare di più per i prodotti biologici) o legate alla disponibilità di finanziamenti dell'Unione europea per l'adozione di pratiche agricole eco-compatibili.

L'agricoltura biologica, soprattutto se vista come modello di sviluppo globale, è stata al centro di dibattiti e critiche anche da parte di scienziati (foraggiati da grandi aziende agricole?). In particolare sono due le principali obiezioni sollevate: la sua non sostenibilità su larga scala e la scarsa scientificità di talune sue pratiche legate all'assioma naturale=buono.

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