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PIGS
Di Gennaro Aprea (del 08/10/2011 @ 12:23:49, in C) Commenti e varie, cliccato 693 volte)
LA QUESTIONE DELLA "I" ED ALTRE FACEZIE
Non ricordo chi fu ad inventare la sigla PIGS che faceva riferimento ai 4 paesi europei che presentavano all’inizio della crisi del 2008 una situazione economica gravemente compromessa, cioè Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna.
In quella occasione tutti quelli che non conoscevano l’inglese impararono che PIGS significa anche “porci” e vi furono numerosi malevoli i quali suggerirono che la parola doveva essere allungata trasformandola in PIIGS, cioè aggiungendo l’Italia.
La reazione del nostro governo e della maggioranza che lo sostiene fu rumorosa e si mostrarono scandalizzati di tale insinuazione: sia il presidente del Consiglio dei Ministri che il suo Ministro dell’Economia (si fa’ per dire, perché di economia ne sa poca) affermarono ad alta voce che l’Italia era in ottime condizioni economiche, che non era colpita dalle vicissitudini di questi paesi e che avrebbe superato brillantemente la crisi economica e finanziaria mondiale facilmente perché l’indebitamento italiano era in maggioranza privato, che le nostre banche non avevano titoli di stato di questi paesi, e tante altre facezie.
I fatti attuali smentiscono quelle affermazioni. Non solo: l’Irlanda è ormai uscita brillantemente dalla sua precaria situazione, quindi possiamo ritornare alla parola originale che denota i paesi porci perché il posto dell’Irlanda è stato “conquistato” brillantemente dall’Italia.
Però i porci attuali stanno allargando la compagnia ad altri paesi fra i quali gli stessi Stati Uniti, con la differenza che tutti questi, salvo l’Italia, lavorano molto per uscire da questa situazione.
Le ragioni sono tante e le abbiamo sotto i nostri occhi; lo affermano tutti in Italia e all’estero, persino alcuni giornali considerati vicini alla maggioranza politica italiana (Il Tempo di Roma). Quindi è inutile ripetere qui le stesse cose che tutti troviamo sui tutti i media..
Lasciatemi però fare un commento su un comportamento che non ho ingoiato e che denota una volta di più l’assoluto disinteresse dei nostri governanti (che dovrebbero essere servitori delle Stato) per il lavoro nell’interesse dei cittadini. Mi riferisco all’episodio di Berlusconi che va a festeggiare i 57 anni del presidente del Consiglio dei Ministri russo, Vladimir Putin, mentre si rinvia ancora una volta ciò che finora il governo non ha mai fatto da quando sono cominciati e poi si sono aggravati i nostri guai: un programma di politica economica (non unicamente finanziaria imponendo nuove tasse ai cittadini come hanno fatto) per risollevare il nostro Paese dalle sabbie mobili della grave recessione verso la quale ci stiamo velocemente avviando.
Permettetemi anche di fare un altro commento su una lettera a L’Espresso apparsa nel luglio di quest’ anno, che ho conservato. L’autore è il signor Nicola Pasta e parla di uno studio del CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali) il quale ipotizza che nel 2050 il 42% dei giovani di oggi avranno una pensione inferiore ai 1000 Euro mensili. Dopo le critiche ed i dubbi espressi sullo studio, il signor Pasta conclude dicendo : “…la prima domanda da farsi non è quanto prenderanno i giovani nel 2050, ma se per quella data esisteranno ancora l’euro, l’INPS, l’Italia, e perché no, il genere umano, lo stesso che appena 30 anni fa si temeva che si sarebbe auto annientato in un olocausto nucleare”.
Come sapete ormai da tempo, io sono un sincero e consapevole ambientalista non utopista. Spero e mi auguro che il pericolo di un olocausto nucleare sia definitivamente cessato. Però l’annientamento del genere umano rischia di avvenire, forse qualche anno più tardi del 2050, se il genere umano, quindi tutti gli stati del mondo, non adotterà seriamente e cominciando da subito, tutte le necessarie azioni per diminuire l’inquinamento ambientale derivante dall’uso delle fonti di energie inquinanti (principalmente carbone, petrolio e gas), annullerà gli sprechi, soprattutto quello dell’acqua che causa di guerre, e frenerà l’aumento della popolazione che ora si prevede aumenterà a 10 miliardi prima del 2050.
 

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