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Brevi considerazioni iniziali sulle guerre
Di Gennaro Aprea (del 25/09/2006 @ 16:18:22, in D) Guerre, cliccato 952 volte)

BREVI CONSIDERAZIONI INIZIALI SULLE GUERRE 

 

 
 
Esperti, studiosi, giornalisti di tutto il mondo scrivono e discettano sulle ragioni per cui ci sono le guerre.
Io non so quante guerre sono in corso nel mondo, so che sono tante, ma vorrei tentare di fare una breve analisi della situazione odierna che ha come conseguenza la morte nel mondo di militari di tutte le armi (pochi) e di centinaia di migliaia di civili innocenti ogni anno.
Qualche giorno fa ho letto un interessante articolo su “La Repubblica” di Wolfram Heilengerber che intervistava un professore della Harvard University, Samuel Huntington che affermava che le nuove guerre sono causate da ragioni culturali e religiose. Il succo di questa affermazione è contenuto in un saggio scritto 10 anni fa e intitolato “Lo scontro delle civiltà”. L’autore, durante l’intervista, affermava che i leader del mondo devono contenere i conflitti (utopia?).
Abbiamo letto e sentito che le guerre si fanno per ragioni economiche, petrolio, minerali, rame, uranio, ecc.
Poi vi sono le guerre civili, scontri razziali, tribali e religiosi all’interno di uno stato (es. Biafra, Sudan) e gli stermini dei dittatori, da Stalin a Hitler, a Saddam Hussein, a Pol Pot, per non parlare dei curdi e degli armeni, e poi, anche se più antichi,. quelli degli spagnoli appoggiati dai preti cattolici in Sud America qualche secolo fa.
E chi ne ha più ne metta; mi scuso di averne dimenticati molti. Infine c’è il terrorismo.
E’ tutto qui? Forse no, ci sono altre ragioni più o meno valide e mi piacerebbe che qualcuno me ne suggerisse altre che ritiene importanti.
Quanto pesano queste ragioni sulle conseguenze, cioè sull’uccisione di esseri umani? La risposta a mio parere è: dipende dalle situazioni, quindi hanno un peso variabile, ma certamente tutte sono valide a seconda dei casi.
Non si parla quasi mai – e chi ne parla è tacciato di utopista – del peso che ha sempre notevole sulle ragioni delle guerre e di tutto ciò che serve ad uccidere: le armi e gli armamenti in genere.
Io sono convinto che tutto ciò che dà luogo a guerre e alle morti cui abbiamo accennato finora, è la necessità di consumare gli armamenti che si producono nel mondo. Se la fabbricazione di armi e munizioni potesse diminuire drasticamente, molto probabilmente diminuirebbero i conflitti armati.
Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale le potenze mondiali, in primis gli USA, hanno spinto l’innovazione degli armamenti al parossismo ( per es. dagli aerei ad elica a quelli a reazione, e alla fine alla bomba atomica che ha distrutto Hiroscima e Nagasaki) la ricerca di armamenti sempre nuove è stata la causa che ha pesato moltissimo sulle guerre di Korea, del Vietnam, ecc.
Sono state prodotte delle nuove bombe, quelle intelligenti, quelle a uranio arricchito, adesso quelle che quando arrivano al suolo irraggiano un numero inverosimile di piccole bombe che possono scoppiare in mano ai bambini e che uccidono una persona a 30-40 metri di distanza. E che dire dei missili? delle mine anticarro e antiuomo, e dei milioni di armi leggere che vengono prodotti ogni anno in tutto il mondo?
Ho letto recentemente in un articolo di Enrico Franceschini che alcuni studiosi, un giornalista congolese e un’analista del World Security Institute for Defense Information hanno fatto una ricerca e ricavato il numero di persone uccise da armi da fuoco leggere ogni giorno nel mondo, comparandolo a quello delle altre situazioni.
Il risultato è:

      -    per crimine od omicidio : 560
-         per guerre :                                250
-         per suicidi :                                 140
-         per incidenti :                    50
Vi sono 640 milioni di armi leggere nel mondo, cioè un’arma ogni 10 persone. Negli USA ve ne sono 286 milioni, cioè circa una per ogni abitante, compreso i bambini. Sempre negli Stati Uniti per ogni persona uccisa, ve ne sono 3 ferite.
Sono statistiche spaventose.
Ma chi produce e vende queste armi e perché? Il traffico di armamenti è considerato il più importante “global business”…e le fabbriche di armi posseggono dei lobbisti che influenzano pesantemente i governi.
L’Istituto internazionale di studi strategici mette a disposizione i dati riguardanti le armi “pesanti”, cioè aerei, navi, carri armati ed il loro commercio internazionale.
Ebbene, ecco una statistica recente sui maggiori esportatori (dati annuali in milioni di US dollari):
1) USA                  : 583
2) Italia             : 250
3) Brasile             : 164
4) Germania         : 159
5) Belgio               : 155
6) Russia              : 130
7) Cina                  : 100
8) Austria [1]           :   86
9) Inghilterra        :   79
10) Giappone       :   65
11) Svizzera         :   54
12) Canada           : 52
13) Rep. Ceca       : 51
14) Francia           : 48
15) Spagna           : 47
16) Norvegia         : 45
17) Turchia           : 30
18) Finlandia        : 26
 
Questi sono dati molto parziali e incompleti ma che danno un’idea della situazione.
Allora, possiamo fare qualcosa per limitare la produzione di armi? Chi legge penserà che si tratta di pura utopia.
Si forse è vero, ma a mio parere solo in parte: il fatto è che non c’è la volontà degli stati e dei loro governi di diminuire la produzione. Le Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale non hanno fatto alcun passo – o non ne hanno avuto la capacità - per invitare gli stati produttori di armi a riciclare queste industrie di guerra e trasformarle in industrie di pace.
Eppure abbiamo alcuni esempi dai quali partire per poter almeno cominciare a pensare ad un primo passo per modificare la situazione.
Gli Stati Uniti e l’Unione sovietica – e ora la Russia – hanno negoziato per anni le loro potenzialità di armi atomiche ed i relativi missili. Oggi alcune entità internazionali verificano e si sforzano di garantire il controllo sulle armi non convenzionali, chimiche nucleari, biologiche. Qualche successo è stato ottenuto, anche se parziale, ma perché non continuare?
Perché non si pensa a fare la stessa cosa per le armi pesanti e leggere? perché non si pensa a livello Nazioni Unite, Unione europea, e altre istituzioni internazionali che sembrano avere qualche interesse in questo senso (non certo gli USA per le loro fabbriche), a pensare che si potrebbe cominciare a riciclare le industrie delle armi al fine di trasformarle in industrie ad altissima tecnologia per il bene dell’umanità?
Si sono visti di recente dei tentativi di controllare il commercio di armi: Israele ha parlato con i russi per limitare le vendite dei loro missili a Siria e Iran che vengono poi ceduti agli Ezbollah (i russi hanno respinto le accuse). Anche gli Usa chiedono che le vendite a Siria ed Iran siano accompagnate da clausole che ne vietano la rivendita.
Forse questi sono embrioni di presa di coscienza della necessità di limitare la diffusione degli armamenti. E’ importante continuare su questa strada ed estendere questi tentativi al concetti del riciclaggio delle industrie!
 
 
 
 
 


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