PERDITA DI COMPETITIVITA’
Ieri Padoa Schioppa ha detto che l’Italia sta perdendo in competitività e che quindi l’anno prossimo il nostro PIL avrà una diminuzione percentuale importante (un misero 1.3%) rispetto a quello del 2007 (1.9%) che già è il più basso fra gli Stati dell’Unione Europea.
Quali le ragioni della situazione attuale e della prospettiva per l’anno venturo?
Mi permetto di aiutare qualcuno che non è al corrente a far capire meglio ciò che intendeva dire il nostro Ministro dell’Economia il quale non mi sembra ne abbia precisato le cause.
Io da vecchio e modesto economista con 50 anni di lavoro alle spalle di cui 29 come Consulente di Organizzazione e Direzione, insisto a dire che la maggioranza delle nostre imprese, così come la nostra amministrazione pubblica, potrebbero migliorare le loro performaces semplicemente migliorando la loro organizzazione interna ed esterna, come per esempio la rete di vendita, ma anche il miglioramento della comunicazione interna. Spero che queste parole non vi sembrino arabo ma, se lo sono, andate a rivedere alcuni commenti abbastanza semplici ma significativi che io ho fatto in passato in questa rubrica che riguarda le aziende.
Se poi all’ottimizzazione dell’ organizzazione, aggiungiamo l’innovazione potremmo divenire competitivi come lo sono la Germania, la Gran Bretagna e la Francia (paesi dove le retribuzioni sono anche più alte di quelle italiane), per non parlare dei paesi scandinavi che sono anche loro molto più avanti di noi.
Pur avendo smesso la mia professione attiva, continuo ad occuparmi di questi argomenti perché non so rimanere disinformato; e una delle chiavi per esserlo, insieme ad altre, è la mia partecipazione ad un’Associazione che si chiama “del Change Management”, la quale si occupa della Gestione del Cambiamento (continuo) che dovrebbe essere la base di ogni strategia aziendale. Nel cambiamento continuo c’è l’innovazione, che non è necessariamente sempre tecnologica e che ingloba l’ottimizzazione dell’organizzazione.
Purtroppo solo poche aziende conoscono il change management e tanto meno lo adottano nella loro strategia che attraversa qualsiasi settore della struttura aziendale, dalla progettazione alla produzione, l’amministrazione, le relazioni industriali, il marketing e le vendite, la formazione continua, anche per i dirigenti che ne hanno bisogno come i loro collaboratori. E’ un peccato, perché aziende, per darvi solo pochi esempi, come la Ducati ed alcune importanti banche hanno adottato da anni questa strategia, e se ne vedono i risultati, per non parlare della Fiat ed affini.