RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE
“Questa è una priorità!”, ha sentenziato il Presidente del Consiglio Prodi e l’ha inserita nei 12 punti per ottenere la fiducia. Io sono d’accordo e sono certo che tutti abbiano capito perché. Infatti se n’è parlato e se ne parla tantissimo in questi giorni.
Le difficoltà per rifare una legge elettorale decente sono troppe. La ragione principale – non la sola naturalmente – sta nel fatto che in generale è difficile trovare un accordo fra le varie parti politiche presenti in Parlamento, non solo nelle contrapposizioni fra le due alleanze pluripartitiche, ma anche all’interno di ciascun “polo”.
Io vedo soprattutto molte difficoltà nel far accettare ai piccoli partiti una qualsiasi soluzione che li elimini dalla corsa perché nei sistemi elettorali adottati da tempo in Germania, Francia e Spagna – per non parlare della Gran Bretagna - sistemi che funzionano bene da anni, i piccoli partiti non accedono al Parlamento, ciò che rende più facile la governabilità.
C’è anche un’altra cosa che in Italia non esiste nella cultura dei nostri politici: la possibilità e la capacità di governare di un governo in minoranza, situazione che in Danimarca e Svezia, ed anche in altri paesi, è prassi comune (più del 70% dei loro governi hanno governato così) perché l’opposizione non è sempre contraria per principio preso.
Comunque ho paura che in Italia si arriverà ad un compromesso, come spesso succede, cioè che, per esempio, se si arriva ad un accordo della maggioranza allargato ad alcune frange dell’opposizione sul metodo tedesco, lo sbarramento scenda dal 5 ad una cifra inferiore.
Sia il metodo francese che quello tedesco hanno i loro pregi ed i loro difetti ma favoriscono i grandi partiti per la loro alternanza al governo, ma penso che in Italia dovremmo copiare le cose che funzionano invece di rielaborare sempre le cose rendendole complicate e strane – e a volte strampalate - come sono state spesso le creazioni delle nostre leggi elettorali e non. Mi auguro che a nessuno venga in mente di modificare “leggermente” l’attuale proporzionale, nella maniera in cui suggerisce il nostro ineffabile Berlusconi che dimostra ancora una volta la sua leggerezza – per evitare di essere più cattivi nel definirlo - quando apre bocca. Un esperto ha dimostrato che se la legge fosse stata come lui propone di modificarla, il risultato delle ultime elezioni ci avrebbe dato un Senato a maggioranza di centro-destra ed una Camera una maggioranza di centro-sinistra. Bella governabilità!
C’è una cosa infine, anzi due, che non capisco, sicuramente perché non sono un costituzionalista ed un esperto di legislazione. Però, visto che dobbiamo cambiare la legge elettorale, perché non si potrebbe con la stessa legge:
- Dimezzare il numero dei Deputati e dei Senatori?
- Diminuire sostanzialmente i privilegi di questi nostri rappresentanti che guadagnano molto di più di tutti i loro colleghi europei?
Sono certo che tutti gli italiani sarebbero soddisfatti e ridarebbero un po’ più di fiducia ai politici!…però questi non lo capiscono perché sono troppo distanti dagli italiani.
Sono un ingenuo utopista? forse si, ma l’attuale legge prevede che fra qualche anno, mi sembra nel 2013, sia prevista una diminuzione del numero, e l’Onorevole Cesare Salvi ed un collega di cui non ricordo il nome, hanno presentato un disegno di legge in questo senso.
Staremo a vedere!
PS – Ho scritto queste parole la sera dell’8 marzo. Ho l’abitudine di non pubblicare subito i miei articoletti sul sito perché voglio rileggerli il giorno dopo in quanto hanno sempre bisogno di qualche limatura. Il giorno dopo ho visto in TV la solita trasmissione di Corrado Augias, “Le Storie - Diario italiano” con un importante ospite, il politologo Giovanni Sartori. Hanno parlato proprio della riforma della legge elettorale e con piacere ho notato che le mie idee collimano con quelle di questo importante personaggio che scrive sul Corriere della Sera. Fra l’altro ha coniato una frase significativa che in due parole esprime la situazione e che dice più o meno così: Un nuova legge elettorale che non piace ai piccoli partiti (che lui chiama i nanetti) è una buona legge per la governabilità dell’Italia.