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BUSINESS IS BUSINESS
Di Gennaro Aprea (del 18/11/2015 @ 18:10:57, in C) Commenti e varie, cliccato 857 volte)
BUSINESS IS BUSINESS - MONEY IS MONEY

Sono quasi 3 mesi che non scrivo un articolo su questo piccolo blog; la ragione è una sola: sono iper-stufo di vivere subissato da notizie dell'Italia marcia, come avevo già scritto nel giugno di quest'anno, ma anche di altri paesi e combriccole di imprenditori internazionali.
Ma di fronte a ciò che è successo a Parigi non posso fare a meno di dire qualche parola che è frutto di mie riflessioni. Non si tratta di esprimere una volta di più la mia solidarietà ai francesi (sabato 14 mattina avevo già telefonato ai miei nipoti francesi e agli amici parigini) ma di cercare di proporre una soluzione - mi rendo conto non facile da realizzare - ma forse possibile per vincere lo "stato islamico" con il quale tutto il mondo civile è in guerra.
Si, il presidente Hollande ha affermato con forza che dobbiamo guerreggiare - e io non sono d'accordo - ma comunque non dice precisamente come: Penso che lui stesso si renda conto, e con lui molti altri decisori importanti di paesi di pari importanza, che non si tratta di una guerra (il più delle volte sbagliata) cui siamo abituati.
Cominciamo col dire che i nostri nemici sono due: il primo è l'esercito "regolare" dell'ISIS che ha già conquistato una buona parte della Siria e si è istallato in numerosi punti strategici in Iraq. Questo nemico si vede, si conosce, si sa dov'è e ci mostra anche gli assassinii dimostrativi dei boia.
Il secondo tipo di nemico non si vede e, nonostante tutte le misure di sicurezza messe in atto ed l'aver aumentato sempre di più le misure quelle di prevenzione dopo ogni attacco terroristico come a Tunisi, Tel Aviv, Bagdad, Beirut, Sinai e Parigi, solo per parlare degli ultimi più eclatanti, è molto difficile se non impossibile identificarli prima del loro attacco (da notare che i terroristi sono  pochi, da due a 10 persone e perfino da una sola) che provoca morti e feriti fra la popolazione innocente e incolpevole. Inoltre questo nemico è ben organizzato in alcuni paesi europei (e negli USA?) ed è composto in massima parte di persone capaci, ben addestrate, sicuramente plagiate e probabilmente drogate, con alla base il cervello fuori posto.
Nonostante le accurate e raffinatissime indagini dei vari servizi segreti, spesso si può identificare qualcuno di questi "nemici" solo da un'impronta digitale di un dito, unico frammento di un corpo auto-esploso. Non si conoscono quelli uccisi, non si sa da dove vengono e, solo dopo un certo tempo si arriva a scoprire che sono giovani pre-addestrati in Siria o in Libia, di nazionalità non accertata perché spesso trovati in possesso di passaporti falsi, francesi inglesi belgi.
Le accurate e raffinatissime indagini e misure di sicurezza servono a poco quindi il rischio di terrorismo diminuisce di poco: il copione si ripeterà all'infinito. E quelli sopravvissuti e fuggiti spesso sono introvabili.
Anche i bombardamenti delle posizioni in Siria ed Iraq del ben equipaggiato ed addestrato esercito dell'ISIS servono a poco salvo (questo è il primo esempio di business del titolo) il largo consumo delle armi e delle munizioni di ambo le parti, soprattutto di quelle delle forze armate aeree degli eserciti occidentali, dagli USA alla Russia passando dalla Francia e da altri europei e australiani, per non parlare di quelli dell'Arabia Saudita, Iran, ecc. che a loro volta hanno acquistato armamenti dai grandi produttori USA, Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Russia, Brasile, ecc..
Attaccare l'ISIS con eserciti di terra? Un intervento massiccio potrebbe dare qualche risultato in un tempo ragionevole (credo comunque non meno di un paio d'anni) con costi enormi anche di vite umane, altrimenti l'attuale strategia aerea potrebbe durare anni ed anni senza arrivare a risultati concreti. Ma poi alla fine nessuno ne vuole parlare....salvo i francesi e pochi altri perché gli esecutivi dei vari stati non vogliono perdere la loro popolarità e le nuove elezioni, più o meno vicine.
E allora? Se lo "stato islamico" può continuare ad esistere e a prosperare, pagare ai propri "soldati" e kamikaze fior di quattrini, permettendo loro di fare la "bella vita", morire per andare in un paradiso pieno di donne e predicare la guerra a tutti in nome di Allah (i veri musulmani dicono "not in my name"), la ragione principale di fondo è il "business", che il nuovo califfato ha sviluppato, cioè per esempio il petrolio ed tutte altre risorse necessarie a vivere, donazioni di ricche famiglie o imprese del Qatar, Arabia Saudita e di altri paesi, le quali vogliono creare difficoltà ai loro re o emiri per sostituirsi a loro, anche in nome della differenza enorme di credenza religiosa fra sunniti e sciiti. E i produttori e venditori di armamenti di tutti i tipi stanno esultando, e con loro per esempio quelli dei pick-up della Toyota e di altri costruttori giapponesi e coreani.
E qui azzardo la proposta difficile da realizzare con una metafora anch'essa azzardata. Avete mai visto un video reale o un film dove si vede una persona che cade o attraversa un corso d'acqua nella foresta tropicale di qualche paese dell'America latina? questa persona non sapeva che in quell'acqua c'erano i piranha, così non è più uscito perché all'improvviso è stato attaccato da questi pesci di piccola dimensione che a decine riescono a divorare un corpo umano in pochi minuti. Solo pochi si salvano a costo di numerose gravi ferite o minorazioni grazie a qualche compagno presente. Ebbene gli autori delle stragi sono come i piranha, impossibili da vedere, che spuntano all'improvviso e insanguinano l'acqua come hanno fatto i "nemici" invisibili di Parigi e di altri luoghi.
Se però, una volta conosciuto il pericolo dello specchio d'acqua dove si nascondono i piranha, si fa una diga o si devia l'acqua nella maniera più opportuna, i pesci assassini rimarranno all'asciutto e moriranno.
Allora, invece di fare la guerra guerreggiata, gli stati (a livello mondiale) dovrebbero mettersi d'accordo (difficilmente quelli dell'Unione Europea dati gli esempi recenti) per eliminare tutti i business che fanno vivere l'ISIS cominciando dall'acqua, il petrolio, i pick-up, gli armamenti e tutto il resto, almeno per un periodo tale da portarli alla fame, senza finanziamenti, né aiuti di qualsiasi genere. Niente soldi per pagare i kamikaze e i soldati e via di seguito.
Ripeto che la realizzazione non è facile; tuttavia è questa la strategia che a mio parere dovrebbero adottare i servizi segreti riuniti dei vari stati senza dimenticare quelli dell'Islam moderato, mediante adeguate infiltrazioni, per individuare le spesso lunghe catene di intermediari di tutti i business. E, una volta conosciuti, interrompere uno ad  uno gli anelli della catena, anche mediante gruppi di sabotatori e di hacker, iniziando dai commercianti di armi nascosti in paradisi fiscali che alcune volte potrebbero essere denunciati e bloccati per omissione di pagamento di imposte con la collaborazione dei governi dei paradisi stessi (ricordate le azioni giudiziarie USA contro Al Capone e altri mafiosi?), compreso l'importante anello dei trasporti. Per realizzare questa strategia ed applicarla a costo di sacrifici temporanei di produttori i quali potrebbero essere rimborsati almeno parzialmente con i soldi che si risparmierebbero in minori armamenti, meno petrolio, ecc. e soprattutto in vite umane.
Utopia? per la maggior parte dei produttori sicuramente si; per i capi di stato che pensano alla pace e al benessere dei propri cittadini, forse no...
Sono troppo ottimista.?? .