GUERRA O PACE?
Guerra, anzi GUERRE, fortissimamente GUERRE, fino alla fine dei nostri giorni.
Facciamo un breve esame della situazione. Fino a 4 giorni fa le notizie principali sui media erano limitate a quelle dello scambio di azioni guerresche fra Israele e i miliziani di Hamas della striscia di Gaza. Si mettevano in evidenza i lanci di missili palestinesi che per la prima volta avevano la capacità di raggiungere Tel Aviv e persino Haifa, e che regolarmente venivano intercettati dai contro-missili israeliani, i quali sono sempre riusciti a colpirli e distruggerli in aria: test di nuovi armamenti sempre più efficaci.
Le notizie dell’Ucraina si erano fatte più rare; poi c’è stato il missile terra-aria che ha colpito l’aereo civile della Malaysian Airline, assassinando 298 persone, che ha riconquistato le prime pagine. Strage colposa o preterintenzionale?
La guerra civile triennale in Siria continua regolarmente ma non è più di interesse primario perché non è più di attualità e ha perso il pregio della novità: i giornalisti non amano il “tran tran” perché hanno stabilito che la gente si annoia a sentire solo il conto dei morti dall’inizio della guerra e a leggere notizie ripetitive.
Non parliamo poi di numerose altre guerre civili meno importanti per i media, ma tuttora in atto, senza che se ne parli più perché i morti sono pochi, come per esempio l’attacco e la conquista dell’aeroporto di Tripoli di Libia (ormai chiuso al traffico aereo) con la distruzione di un aereo da parte di una fazione di cui non so più di quale parte siano, cirenaici? oppure un’altra tribù tripolina?
E non dimentichiamoci di altre piccole e medie guerre sempre in corso, cominciando con la Nigeria fra gli estremisti musulmani che uccidono i cristiani di ogni tipo e le truppe dell'esercito governativo; in Iraq dove altri estremisti islamici fanatici hanno creato un nuovo califfato che comprende anche parte della Siria,uccidendo centinaia di persone, soprattutto cristiani; pensano di estendere il califfato fino al cuore dell’Europa. E poi la Somalia, lo Yemen, il Sudan, il Kenya, la Repubblica Centro Africana, il Mali, l’Afghanistan e il Pakistan dove i talebani non hanno mai finito di farsi esplodere, fino alle Filippine.
Le caratteristiche di queste guerre sono in massima parte derivanti da contrasti religiosi i quali costituiscono terreno fertile per i venditori di armamenti. E chi più ne ha, più ne metta.
Esperti editorialisti dissertano di estremismi politici e religiosi ed anche qualche volta di interessi economici.
Grandi politici di importanti paesi e persino le Nazioni Unite si sono lanciati in azioni diplomatiche per far terminare queste guerre, per stabilire delle tregue in attesa di conversazioni fra le parti, spesso inconcludenti o simili fra di loro, le quali si sono succedute a ripetizione negli anni. Ed infine le minacce di sanzioni o qualcuna effettiva che non risolve alcunché.
Il Papa Francesco incita alla preghiera e dice che la violenza si combatte non con altra violenza, ma con la pace, Tutto molto bello, senza dubbio.
Ammetto che molte cause seminascoste di questa situazione siano certamente economiche (petrolio e gas) e religiose fra fazioni (sunniti, sciiti, ecc.), Israele ne fa una questione di sicurezza, ma queste cause hanno a mio parere un peso molto relativo rispetto ad un’altra.
Infatti nessuno pensa e parla della ragione principale che ho messo in evidenza anche in passato.
Qual è? Secondo me è ovvia: il necessario consumo delle armi e di tutto ciò che ci gira intorno in termini di denaro. L’industria degli armamenti esiste, prospera ed è potentissima: non può fermarsi, chiudere le sue fabbriche, licenziare i relativi migliaia di addetti (vorrei che qualche eminente editorialista faccia un'inchiesta sul peso economico di questo settore industriale nel mondo) sperimentare armi sempre più sofisticate, cioè la più deleteria innovazione industriale che in ultima analisi produce solo morte. Quindi appoggia e paga governanti di tutte le specie, nei paesi considerati più democratici, fino alle dittature.
Fra poco, spero proprio fra pochissimo, la diplomazia riuscirà a fermare o a rallentare (purtroppo solo provvisoriamente) questo macello di persone e di cose, perché le riserve di armamenti avranno subito una drastica diminuzione dei magazzini e ciò contribuirà ad una fermata in qualche paese.
Poi si ricomincerà da qualche altra parte perché i governi e i partiti che aiutano le varie fazioni versando alle parti in causa finanziamenti e rifornimenti di armi originati quasi sempre dalla corruzione, dovranno cedere ai venditori di armi che ne propongono di nuove (di recente anche i droni) sempre più capaci di stroncare gli avversari delle fazioni in guerra fra di loro. L’altra caratteristica è che nella maggior parte dei casi, salvo in Israele dove il tenore di vita è decisamente alto e dove si parla solo di sicurezza, gli stati ove allignano queste guerre civili, le popolazioni sono povere, oltre a soffrire di distruzioni di beni, di morti e feriti di tutte le età, compresi numerosissimi bambini.
Mettiamo i piedi per terra e cerchiamo di essere realisti. Come si potrebbe risolvere questo immenso problema? Io sono pessimista, pur essendo un convinto pacifista.
A meno che, nell’ambito delle Nazioni Unite nasca un gruppo di paesi governati da giovani onesti e capaci (vedi ad esempio Costa Rica) che impongano agli stati dove vi sono le principali industrie degli armamenti, il controllo - non un disarmo concordato, cosa assolutamente utopica – di tutto ciò che riguarda la corruzione, l’economia delle energie, ecc.
Per realizzare questa nuova situazione però sarebbe assolutamente necessario una modifica dello Statuto delle Nazioni Unite dove il Consiglio di Sicurezza potrebbe votare le decisioni a maggioranza, cioè democraticamente, senza il diritto di veto degli stati membri permanenti, pratica istituita dai vincitori della seconda guerra mondiale, ed ormai superata.
Anche l’Europa aveva istituito la regola dell’approvazione di regolamenti all’unanimità; ora in molti casi le approvazioni sono a maggioranza. Potrebbe succedere anche all’ONU?
Anche questa è utopia? Forse si, ahimè!
Mi farebbe piacere sentire qualche parere