DOBBIAMO TRIVELLARE ANCORA L’ADRIATICO PER OTTENERE PETROLIO E GAS?
A seguito dell’intervista del Messaggero a Romano Prodi del 18 maggio scorso, vi sono stati numerosi interventi e commenti sui vari media: Fra gli altri, durante la trasmissione Prima Pagina di Radio 3 condotta questa settimana da Perluigi Vercesi, direttore di “Sette”, ne ho sentite di tutte e di belle, soprattutto da parte degli ascoltatori che telefonavano.
Per mettere un po’ di chiarezza, è necessario ricordare che Romano Prodi aveva detto nell’intervista che l’Italia potrebbe/dovrebbe ricavare dai giacimenti nell’Adriatico 22 milioni di tonnellate di petrolio che darebbero luogo a investimenti e ad elevati impieghi di mano d’opera, oltre al risparmio di petrolio finora importato.
Proprio oggi nella trasmissione “Ambiente Italia” della RAI, il Dr. Luca Pardi del CNR di Pisa, che si occupa di riserve di petrolio a livello mondiale, ha dimostrato che 22 milioni di tonnellate costituiscono circa un terzo dei nostri consumi di prodotti petroliferi di un anno, quindi si tratta – parole sue – di una grande “frottola”. Un altro partecipante, Presidente dell’Associazione Italiana dei Geologi, ha affermato che è molto probabile che trivellazioni ed estrazioni di petrolio e gas possano provocare terremoti in quella zona
Sulla base di questa situazione, che già conoscevo ma non avevo riscontri così validi, mi sono deciso a scrivere un messaggio al dottor Vercesi che riporto integralmente perché ritengo sia utile a più di una persona fra quelle che mi leggono, cioè quelle a cui interessano i problemi energetici e l’impatto delle fonti di energia fossili sull’ambiente. Eccola:
Egregio Dottor Vercesi,
ho molto apprezzato la sua dichiarazione di oggi con la quale ella ha messo in evidenza l’importanza dell’impatto derivante dell’uso delle energie, non solo sul paesaggio ma anche sulla nostra salute.
Mi occupo di energie e di problemi ambientali da decine d’anni e continuo a studiare e fare opera di diffusione (conferenze, libro, corsi, convegni, ecc.)
Ci sono troppi luoghi comuni sulle conseguenze delle fonti di energia fossili (carbone, petrolio e gas) e sulle sue soluzioni. Fra i tanti ce n’è uno importante che deve cadere al più presto possibile perché è falso: “le fonti di energia rinnovabili non riusciranno mai a sostituire quelle (cosiddette) tradizionali, cioè le fossili”. Un secondo è quello che afferma: “le fonti rinnovabili hanno un costo superiore alle tradizionali”. Anch’esso è falso perché le potentissime lobby delle fossili volutamente dimenticano gli alti costi sociali, quelli sulla natura e sul clima (vedi 5° Rapporto IPCC 9/2013-3/2014) derivanti appunto dall’uso delle fossili.
Quasi nessuno conosce le dimostrazioni di numerosi scienziati americani (cittadini degli USA che sono i maggiori inquinatori del mondo pro-capite) che dimostrano la necessità e la possibilità di sostituire tutte le fonti fossili e la nucleare con le rinnovabili.
tre soli esempi:
1) Studio di fattibilità del 2011 di Mark Delucchi e Mark Jacobson di 2 università californiane (Davis e Stanford) sulla reale possibilità di sostituire tutte le fonti attualmente usate nel mondo con acqua (idro, correnti, maree, onde), sole, vento e geotermia. Esse possono coprire tutti i fabbisogni dell’aumento dei consumi dei prossimi 20 anni (sopratttutto quelle dei grandi paesi in via di sviluppo accelerato) e sostituire le attuali nei successivi 30 anni (lo studio esteso è presso di me) con un sistema di “smart grids”
2) Jeremy Rifkin Presidente della Foundation on Economic Trends, ha dimostrato con la sua “Terza Rivoluzione Industriale” (del 2009 ma disponibile in edizione italiana dal 2013) con l’uso diretto ed indiretto dell’idrogeno ed il sistema di smart grids
3) James Hansen astrofisico e climatologo che ha dimostrato (G8 2010 all’Aquila) la necessità di diminuire immediatamente l’emissione di gas serra (CO2 da combustione delle fossili ed emissioni dirette di metano) al fine di contenere le temperature mondiali di più di quanto affermi l’IPCC, per evitare l’aumento oltre i 2°C per la fine del secolo.
In conclusione dobbiamo pensare urgentemente a un programma energetico nazionale, europeo e mondiale in termini di de-carbonizzazione, non di aumento dell’uso delle fonti fossili, soprattutto evitando il carbone che costituisce più del 35% dei consumi mondiali e che in Italia sta crescendo grazie al suo prezzo apparentemente più interessante; apparentemente perché, per abbattere l’inquinamento (solo parzialmente) i costi finali per la produzione di energia elettrica sono elevatissimi. E dobbiamo aumentare anche i consumi di elettricità in ogni settore del fabbisogno energetico.
Cordiali saluti
Gennaro Aprea
In conclusione voglio ribadire che ancora molte persone, compreso Romano Prodi, non hanno ancora capito che è necessario un cambiamento radicale nelle politiche energetiche nel più breve tempo possibile per evitare di giungere ad una situazione di non ritorno che porterebbe il mondo intero alla distruzione. La tecnologia potrà aiutare, ma è obbligatorio una svolta mentale dei decisori.