PARLIAMO UN PO’ DI RIFIUTI
Nelle ultime settimane ed anche stamattina ho letto ed ascoltato (TV e Radio3/Prima pagina) numerosi interventi sul problema rifiuti e sulle relative soluzioni.
Ho purtroppo notato che molte persone che ne hanno parlato, compreso alcuni giornalisti, hanno però dimostrato di non conoscere a fondo il problema, che è importantissimo. Le loro uscite denotavano evidente mancanza di cultura. In altre parole ne ho sentite delle “belle”, cioè delle grandi balle.
Tanto per darvi un esempio per molti esistono solo i “terribili” inceneritori e non sanno la differenza fra questi e i termovalorizzatori per la produzione di energia elettrica da una parte e dall’altra gli impianti di teleriscaldamento con la creazione di reti di acqua calda per il riscaldamento degli ambienti di immobili privati e industriali.
Ho deciso quindi di fornire qui solo alcune precisazioni (alcuni hanno scritto libri sull’argomento) grazie alle esperienze che ho fatto in questo campo a partire dalla fine degli anni 80 quando nel piccolo Comune dove abito (Rodano, 4400 abitanti) ho dato un contributo all’organizzazione dei primi passi della raccolta differenziata. Oggi il Comune è divenuto un “comune riciclone” perché si è raggiunta la percentuale del 76%.
Ma si può e si deve aumentare questa percentuale, senza cullarsi sugli allori come hanno già fatto e stanno facendo altri comuni e città del Nord, Centro e Sud Italia. Molti infatti affermano erroneamente che è facile arrivare ad una buona raccolta differenziata solo nei piccoli agglomerati.
Ecco due esempi che smentiscono questa diceria:
- San Francisco (USA), 810.000 abitanti in un complesso metropolitano di circa 7 milioni di persone) aveva iniziato pochi anni fa la raccolta differenziata dei rifiuti urbani ed a fine 2011 avevano già raggiunto la percentuale del 75% con l’obiettivo di arrivare al 100% nel 2020
- Capannori, città di 47000 abitanti in Provincia di Lucca, dal 2005 ad oggi ha già raggiunto l’82% con punte del 90; anche Capannori si è prefissata di arrivare al 100% entro il 2020.
La soluzione del problema rifiuti sta tutta qui:
- diminuire la creazione di rifiuti (cominciando dagli imballaggi eccessivi, spesso inutili)
- raggiungere la raccolta differenziata totale ed il riciclaggio di tutti i vari componenti
Posso affermare che il mio nucleo familiare, pur essendo composto da sole 2 persone, che però spesso ospita amici e parenti, ha raggiunto una differenziazione di circa il 95%. In effetti la nostra raccolta differenziata familiare realizzata porta a porta con sacchi e bidoni è di circa un quarto rispetto alla media grazie a :
- il 98% dei rifiuti organici è da noi trasformato in “compost”, il terriccio fertilizzante usato nel piccolo orto, per i vasi di fiori e piante e per gli alberi, senza che l’operazione crei odori o attrazione di mosche e altri insetti (so di alcuni che hanno fatto questa operazione sui balconi in mancanza di giardini)
- contro una raccolta settimanale dei sacchi di indifferenziato (il cosiddetto secco), noi lasciamo un solo sacco pieno una volta ogni 3 mesi
- idem per i sacchi per la plastica ed i metalli: contro una raccolta settimanale, un solo sacco, sempre pieno e mai mezzo vuoto come molti fanno, ogni 3 settimane (da decenni utilizziamo borse per la spesa e non i sacchetti di plastica; quei pochi che ci capitano da altri acquisti li riutilizziamo più volte).
- e così per la carta, i metalli e il vetro (in Germania da sempre dividono il bianco dal verde e dal bruno).
Tuttavia il problema globale dei rifiuti, che sono andati aumentando in maniera incredibile negli ultimi decenni con l’aumento eccessivo dei consumi e degli sprechi, resta tuttora un problema mal risolto.
All’inizio si è ricorso alle discariche a cielo aperto con consumo di suolo e che hanno distrutto la natura che le circonda rilasciando gas ed inquinamento nell’ambiente che le circonda.
Quando lavoravo a New York (1989), vedevo sempre lunghi “treni” di chiatte cariche di rifiuti che trainavano in mare aperto per poi scaricarvi i rifiuti; con il risultato che tutti ormai conoscono: varie “isole” di plastica galleggianti in Atlantico e un piccolo “continente” nel Pacifico.
Poi, per disfarsi dei rifiuti, li abbiamo bruciati negli inceneritori con creazione di pesante inquinamento attenuato dai filtri, e del problema aggiuntivo dello smaltimento delle ceneri e dei filtri esauriti. Le cose sono migliorate grazie alla tecnologia, alla creazione di acqua calda e di elettricità, anche se il rendimento è nettamente inferiore alle altre sorgenti di energia.
In conclusione le discariche – che nessuno più vuole in Italia – e la combustione dei rifiuti devono essere solo soluzioni temporanee che devono cessare al più presto possibile, sostituite dal riciclo completo dopo la raccolta differenziata del 100%.
Per gli impianti di termovalorizzazione – ormai i semplici inceneritori sono solo una piccola minoranza - si deve fare comunque sempre molta attenzione a:
- cosa si immette nei forni di combustione; se i rifiuti sono indifferenziati, vi sono alti rischi di inquinamento da gas pericolosi per la salute umana fino al cancro
- che il forno sia mantenuto ininterrottamente in attività massima perché le temperature non devono mai scendere sotto i 900°C per evitare le stesse conseguenze del punto precedente.
Un solo esempio tratto dall’Appendice del libro edito nell’ottobre 2012 al paragrafo (d): Inquinanti:
“Diossina – E’ un gas prodotto dalla combustione dei rifiuti domestici indifferenziati a basse temperature (200-800°C) e con scarso ossigeno (per es.: accensione di cumuli di rifiuti dal basso; ricordate l’imbecillità degli incendiari a Napoli ed in altre città? N.d.r.), specialmente in presenza di:
- ferro (barattoli di latta)
- rame (residui di fili elettrici o di altre attrezzature domestiche, motori di piccoli elettrodomestici)
- cloro organico per la presenza di sale (cloruro di sodio,, di calcio e di potassio)
- il tutto insieme a materiale organico
I primi tre funzionano da catalizzatori, cioè da facilitatori del processo chimico di formazione del gas.
Alcuni isomeri della diossina, cioè di sostanze di composizione identica ma con struttura molecolare diversa, cono contenuti nei “particolati” (polveri) emessi nei fumi delle industrie di pesticidi per l’agricoltura.
La diossina ed i suoi isomeri sono altamente cancerogeni.
Vi sono alcune tecniche di abbattimento, ma solo se la combustione dei rifiuti avviene in impianti specializzati.
Per finire ribadisco che la soluzione del problema rifiuti sta nella presa di coscienza di noi umani del problema rifiuti, cosa non facile ma certamente possibile come hanno fatto per esempio a Capannori dove i cittadini affermano: “Qui ricicliamo tutto, l’immondizia è oro”. Questa rivoluzione culturale si estrinseca nel voler fare il bene del proprio Comune e delle proprie tasche. Infatti a Capannori da gennaio 2013 hanno iniziato la “tariffa puntuale”: ogni sacco da riempire con l’indifferenziata ha un codice utente; meno rifiuti consegni e meno paghi la tassa.
Invece a Roma (e in molte altre città) vi sono persone che non hanno ancora capito. Un paio di anni fa a casa di una nonna e di sua figlia (con due bambine di 12 e 14 anni), ambedue laureate, ambedue viventi in villa con giardino, mi era capitato di vedere la mancanza assoluta di differenziazione. Avevo raccontato ciò che si faceva a Rodano e l’informazione della tassa rifiuti diminuita del 40% quando la differenziata aveva raggiunto il 50% grazie alla vendita dei materiali differenziati da parte del Comune. Ebbene avevano risposto alla mia domanda, “perché non la fate?”, con queste parole:
“E il Comune cosa mi dà se facciamo la differenziazione? No comment.
A Milano, città che si è sempre atteggiata a guida ed esempio del progresso rispetto al resto d’Italia, hanno iniziato la raccolta dell’umido (organico) solo quest’anno, e la differenziata è ancora a poco più del 35%. No comment.