INFORMAZIONE SCADENTE: TASSE, IMPOSTE, PATRIMONIALI E DINTORNI
Innanzi tutto mi metto una notevole quantità di cenere sul capo per non aver scritto un rigo per tanto tempo, circa un mese e mezzo, quindi mi scuso con i miei lettori che ogni tanto aprono questo piccolo blog e si aspettano di leggere qualcosa di nuovo. Le ragioni sono numerose, fra le quali le vacanze fatte in luglio dove non avevo connessione ad Internet e i molti impegni ed infine, più importante delle altre, la situazione politica, economica e finanziaria che ci ha “alluvionato” di pessime notizie facendomi passare la voglia di mettere giù pensieri che sarebbero stati certamente pessimi. Non voglio giustificarmi perché la colpa è tutta mia, con l’aggiunta di tanta pigrizia che mi ha fatto pensare e decidere: “domani lo faccio” per troppi giorni.
Ho visto che gli argomenti dei miei due ultimi articoli erano un’accusa ad alcuni giornalisti: purtroppo ciò che mi accingo a scrivere è la continuazione.
Confermo il mio pensiero e convinzione, più volte espressi, che il compito della stampa, cartacea e non, è quello di dare informazioni corrette; sfortunatamente la frequenza di informazione scadente aumenta.
Un primo piccolo esempio molto recente. In un articolo intitolato “L’Europa si scopre più green: Gas Serra ridotti nelle città” apparso il 23 luglio scorso su Economia, Affari e Finanza di La Repubblica, ho letto: “......Dai rilevamenti è emerso che difficilmente verranno centrati gli obiettivi di Kyoto (la riduzione del 20% dei gas effetto serra entro il 2020).....”. Ebbene il Nostro ha dato un’informazione monca (20% in meno rispetto a quando?) ed ha scambiato gli obiettivi di Kyoto con quelli dell’Unione Europea (il 20% di emissioni rispetto a quelle del 1990).
Il “Protocollo di Kyoto”, firmato nel dicembre 1997, dopo due Convenzioni Quadro sui Cambiamenti Climatici- (Agenda 21 di Rio de Janeiro 1992), con il quale si stabilì che le emissioni di CO2 e degli altri gas serra dovevano diminuire mediamente del 5,2% a livello mondiale rispetto a quelle del 1990, con punte del 6% in Giappone, del 7% negli USA e dell’8% in UE, cioè i paesi più industrializzati e maggiormente inquinanti per l’alta concentrazione di abitanti per Km quadrato. Il protocollo prevedeva che l’anno in cui tali diminuzioni dovevano essere raggiunte fosse il 2012, e non il 2020. Per una corretta informazione devo aggiungere che ad oggi, cioè quasi alla fine del 2012, le emissioni nel mondo, invece di diminuire, sono purtroppo aumentate del 50% !
Ma veniamo alla cattiva informazione più importante di questo semplice lapsus.
Fra i tanti editorialisti che scrivono, numerosi sono quelli laureati in lettere, in filosofia, in discipline tecniche quali ingegneria, matematica e fisica e dottrine simili, i quali non hanno mai studiato le istituzioni del diritto ed il diritto privato e finanziario. Poi ci sono quelli laureati in scienze politiche, in giurisprudenza, in economia e commercio e simili che invece hanno studiato i diritti.....ma sembra che li abbiano dimenticati.
Questa lunga premessa per dire che ho letto numerosi articoli scritti da altrettanti giornalisti che parlano “a schiovere”, come si dice a Napoli, cioè aprono bocca e gli danno fiato, quando discettano su tasse, patrimoniali, ecc. argomenti di cui si è molto parlato in questi ultimi mesi e di cui si continua a parlare perché toccano le nostre tasche.
Cominciamo dal principio: tutte le imposizioni fiscali da parte di uno stato nei confronti dei suoi cittadini, hanno in generale il fine di finanziare il complesso di enti centrali e locali che gestiscono l’amministrazione e soprattutto - o almeno così dovrebbe essere – dare ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno.
Comunque in Italia siamo un po’ più precisi di alcuni altri importanti stati stranieri quando ci riferiamo all’utilizzo della fiscalità; infatti noi distinguiamo fra tasse e imposte, mentre altrove si parla principalmente di TASSE (es. la nostra IVA, Imposta sul Valore Aggiunto, in Francia si chiama TVA, Taxe sur la Valeur Adjointe e in Gran Bretagna VAT, Value Added Tax , parola che anche gli americani usano per la loro varia fiscalità federale, statale e locale – i tedeschi sono precisi (ve lo aspettavate?) come noi e parlano di Steuer, che significa Imposta).
Inoltre si vi sono le Imposte dirette e indirette, tutte cose che sembra molti giornalisti abbiano lasciato nel dimenticatoio contribuendo a creare confusione e imprecisioni.
In genere la Tassa è un’imposizione diretta al cittadino in corrispettivo di un preciso servizio; per esempio la TARSU, TAssa per la raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani, oppure quella per l’occupazione di suolo pubblico, o la tassa di possesso per i veicoli, tutte quantificate in base a un elemento numerico, i metri quadri , i vani, la potenza del motore, ecc.
Le IMPOSTE dirette sono l’IRPEF (sui Redditi di Persona Fisica), ora chiamata semplicemente IRE, la famosa PATRIMONIALE come per esempio l’IMU o la parte aumentata di IRE per i redditi di cittadini molto abbienti, oppure quella paventata, di cui si discute all’infinito su tutti i patrimoni dei cittadini.
Infine le IMPOSTE indirette come l’IVA, le Accise (sui carburanti o sugli alcolici, ecc.) non hanno alcun legame con il reddito del cittadino che acquista migliaia di prodotti e/o servizi, oppure fa il pieno alla propria auto, ecc.. La loro carattersitica principale è che l'imposizione fiscale non tiene assolutamente conto del reddito del cittadino consumatore: colpisce in ugual misura il povero e l'abbiente.
Perché queste precisazioni? perché ho sentito giornalisti, che scrivono e discutono in TV o alla radio, che hanno fatto una grande confusione fra questi vari tipi di imposizione fiscale, così che a loro volta i cittadini e numerosi imprenditori che li ascoltano parlano e straparlano sempre di “tasse patrimoniali indirette” o di “tasse sulla benzina” che considerano un attentato ai loro redditi personali. I giornalisti si comportano male ed accusano più o meno giustamente i governi i quali sono stramaledetti dai cittadini senza sapere esattamente di cosa si tratta, i quali al loro volta “parlano a schiovere”, compreso alcuni – pochi per fortuna - comici di strada e televisivi.
Questa è la cattiva informazione di molti giornalisti laureati che hanno imparato negli ultimi 20 anni da numerosi politici importanti ad essere approssimativi e spesso incompetenti. Voglio invece spezzare una lancia in favore di alcuni bravi giornalisti non laureati, primo fra tutti Gianantonio Stella, che sono quasi tutti migliori dei primi.
Spero di non avervi troppo annoiato.