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UN ARTICOLO DEL 1962
Di Gennaro Aprea (del 06/07/2011 @ 18:45:46, in F) Questa č l'Italia, cliccato 856 volte)
UN ARTICOLO DEL NOVEMBRE 1962
che sembra scritto oggi ….
 
Dato che sono perennemente impegnato e non ho molto tempo da dedicare a questo mio piccolo blog, sono sempre alla ricerca di “collaboratori”.
Un mio lettore ed amico napoletano che vive a Milano da più di 50 anni mi ha dato da leggere un articolo scritto dal fratello maggiore (che non c’è più), autore dell’articolo, anche lui immigrato a Milano dal Sud. Lavorava all’AEM che ora si chiama A2A, la società di produzione e distribuzione di energia elettrica; era il capo redattore, cioè quello cha fa’ quasi tutto, della rivista mensile della società che si chiamava “Il Chilowattore”. Riusciva ad ottenere che alcuni VIP, anche Ministri, preparassero articoli per la rivista. E ogni tanto scriveva anche lui. Ma, fra la numerosissima stampa di quegli anni, è rimasto sconosciuto
Ecco l’articolo che mi ha colpito e che considero un capolavoro, al di là di alcune punte di retorica consona ai tempi in cui scriveva l’Autore. Il fratello mi ha dato il permesso di pubblicarlo.
 
Nord e Sud
I problemi del Sud sono anche i problemi del Nord
Su un giornale del pomeriggio del 3 ottobre la corrispondenza dei lettori ha attirato la mia attenzione per il problema, sempre attuale, che veniva riproposto.
Una lettrice nata a Milano da padre napoletano e madre milanese si è risentita per il titolo di un articolo che dava la notizia di una truffa continuata di cui doveva rispondere davanti al Tribunale un napoletano. Il titolo era: “Napoletani si nasce”. La lettrice, fra l’altro, scriveva: ”Mi creda, caro articolista, napoletano non è affatto sinonimo di truffatore. Io amo la mia gente, e la mia gente è questa, della città dove vivo e quella della città dove è nato mio padre. Forse che nella città “meneghina” non ci sono truffatori?”.
In un’altra lettera in cui si dicevano delle cose giuste ed altre discutibili, l’epilogo però lasciava perplessi ed amareggiati. Era questo: “Si sta delineando, dopo questa lunga serie di fatti di sangue, una forte corrente contro l’immigrazione indiscriminata dei meridionali che non ha nulla a che vedere con l’odio razziale, ma che è più che giustificata da certe scabrose situazioni in cui si sono venuti a trovare certi milanesi costretti, ad esempio, a non più uscire di sera per non correre il rischio di venire aggrediti, derubati, uccisi. È giunto il momento che il Sindaco prenda seri provvedimenti per frenare questa invasione della nostra terra”.
La gente del Nord è, oltre che laboriosa, anche intelligente, buona, ospitale, e soprattutto ha la mente aperta al futuro, al progresso e alla verità.
Mi piace perciò esporre qualche mio pensiero senza retorica, con serietà; pensiero che credo sarà senz’altro condiviso.
La prima cosa che voglio chiarire è che, se c’è polemica, questa investe larghi settori della popolazione in causa; ma fortunatamente pochi sono quelli che trattano il problema con intenti egoistici, o volgarmente, o addirittura con spirito di razza. È contro questi ultimi che mi scaglio con tutte le forze, sebbene non adeguate allo scopo, ma con il diritto di italiano e di europeo. Agli altri che affrontano nobilmente il problema e, ripeto, sono la stragrande maggioranza, nulla bisogna dire fuorché questo: è utile e lodevole perché, ripetendo una frase detta dal Presidente del Senegal Lèopold Senghor[1] nella recente visita in Italia “vogliamo sperare che per l’avvenire il dialogo sia la sola arma da usare per risolvere qualsiasi dissidio”.
Alcuni di quei pochi, anche se lo dicono in tono scherzoso, vogliono rinnegare i valori del Risorgimento e inveiscono contro coloro che hanno voluto l’Unità d’Italia. È da osservare che questa posizione viene presa sia da certi settentrionali che da certi meridionali. Gli uni e gli altri affermano che le cose sarebbero andate sicuramente meglio per loro se non si fosse attuata l’Unità.
A parte la superficiale e biasimevole denigrazione dei sacrifici degli eroi e dei martiri e la negazione più assurda dell’Idea, è da considerare che queste persone sono davvero al di fuori della realtà se si pensa che oggi si vanno costituendo sempre più larghe comunità a livello continentale e intercontinentale.
Quando poi si propone una discriminazione all’autorizzazione all’immigrazione mi pare che a queste persone, oltre la valutazione morale, si debba far presente che in questo modo, se si preserverà la popolazione del nord da alcuni fastidi, nello stesso tempo verranno acuiti i problemi del sud.
Non si addice a nessuna persona che con ragione si ritenga civile, il gesto dello struzzo il quale, davanti al pericolo, nasconde la testa per non vedere, e così aggrava la sua posizione.
Ci fu un sindaco di una grande città meridionale che risolse il problema dei baraccati costruendo un alto e lungo muro davanti alle baracche.
Ci si deve convincere che i problemi del sud sono anche i problemi del nord, come è vero che, se c’è stata un’evoluzione in Italia, questo è merito di tutti.
Quando è cominciata l’era dell’industria, la materia prima che più favoriva alcune zone più di altre, e quindi alcune popolazioni in virtù di questa realtà rivoluzionaria che si presentava, era l’acqua che viene giù dai monti con grande forza. Per mezzo di grandi salti d’acqua offre energia all’uomo se egli è preparato al miracolo. Tutte queste possibilità erano per la maggior parte al nord. E il nord aveva si gli uomini pronti, ma anche la fortuna della natura benigna; e lo Stato Unitario creato dal sacrificio degli italiani tutti che ha sempre protetto l’opera degli uomini intrapresa per il bene di tutti.
Quando si fece l’Italia, si disse che occorreva fare gli Italiani. Occorreva farli e ancora occorre farli formando la coscienza del diritto e del dovere di essere italiani. Se ci sono squilibri fra Nord e Sud, questo problema riguarda tutti gli italiani.
Non si dica che gli italiani di una regione valgono di più di quelli di un’altra e perciò non si potranno mai sanare gli squilibri ancora esistenti e ancora gravi.
Mi piace ricordare che gli attuali Stati Uniti d’America erano un tempo colonie inglesi, che le popolazioni dei futuri Stati erano inglesi, e che furono quelle stesse popolazioni che in terre più ricche crearono una ricchezza e una potenza superiori a quelle dei loro simili di origine.
Quindi alcune situazioni creano dei dislivelli per i quali sono determinanti la natura e la struttura ambientale, contro le quali quasi sempre nulla possono gli sforzi isolati dei meno favoriti, ma occorre il concorso di tutti coloro che sono tenuti a parteciparvi.
Così l’ignoranza che alimenta il malcostume e il pregiudizio è da sanare solo con lo sforzo presente e comune di tutti.
Si è un popolo unico se tutti concorrono al patrimonio comune morale e materiale, ma soprattutto se si è pronti a concorrere anche quando necessariamente, per legge naturale, una parte è costretta a non tenere il passo con i più favoriti dalla sorte.
Questo principio si comincia ad affermare persino in campo internazionale se basta sostituire al concetto di Popolo quello di Umanità intera.
Se fosse concesso un momento solo per abbassare il livello della polemica di molto, alla preoccupazione di chi presenta la incresciosa prospettiva del dilagare dei fatti di sangue, si potrebbe opporre, ma solo scherzosamente, dimostrare che non è affatto producente  azzuffarsi, come risposta di chi, informato in questi giorni di una piaga così estesa delle frodi alimentari, è tentato di rinfacciare a sua volta il primato che avrebbe Milano in queste frodi stesse. Un senatore medico ha avvertito poi che le frodi hanno raggiunto il limite delle frodi tossiche, che è quanto dire minaccia all’incolumità di tutti.
Ma ho desiderio molto più grande e profondo di bandire ogni polemica di questo tenore almeno nei miei discorsi e di avere fiducia nell’avvenire.
Il Ministro Pastore [2]  ha previsto che entro una decina d’anni gli squilibri fra le “due Italie” sarà sanato, si fermerà il flusso migratorio, anzi si avrà un riflusso verso le terre di origine ché altrimenti diventerebbero sempre più povere.
Anche chi non ha le stesse idee politiche del ministro, può avere la stessa speranza e accettare la previsione come un lieto auspicio.
Ma se ciò si avvererà, si avrà crisi nel nord se non ci sarà subito a sostituire gli italiani del sud una corrente, forse di africani o di altri popoli meno fortunati del nostro[3], verso i grandi centri industriali dell’Italia settentrionale.
A meno che non si debba intervenire con la forza per far rispettare la legge come accade oggi nel Sud degli Stati Uniti per proteggere l’iscrizione all’Università di un americano di colore.
Se fra gli italiani si è così ostili nel volere una certa forma di segregazione, quella territoriale, figuriamoci cosa accadrebbe se si avverasse quanto ipotizzato prima.
Ma fortunatamente, ripeto, quelli che fanno pensare a questi pericoli, sono un’esigua minoranza, e fra i meno degni del nome di Italiani.  
 
Pietro Vitiello
 
La storia dimostra che le previsioni del Ministro Pastore non si sono avverate. D’altra parte la storia dell’Italia dopo gli anni 60 si è sviluppata e inviluppata per molte cause fra cui il 68, il terrorismo, le crisi politiche ed economiche, lo sfascio dei partiti, l’avvento del Berlusconismo e della Lega Nord, ecc., tutte cose che conosciamo bene. Però molte delle considerazioni scritte da Pietro Vitiello le ritroviamo tal quali oggi, forse anche più aggravate.
Fra qualche giorno andrò in vacanza non per molto tempo ed avrò il mio consueto daffare, soprattutto a continuare della scrittura del libro che mi sta crescendo fra le mani (le dita) come la pasta lievitata.
Perciò riprenderò a buttar giù qualche articoletto per il blog non prima del ritorno. Auguro a tutti i lettori ottime vacanze rilassanti e divertenti: abbiamo bisogno tutti di rompere il trantran quotidiano e di fare qualcosa di diverso.
A presto.


[1] Poeta e scrittore; premio Nobel per la letteratura 1968
[2] Giulio Pastore, DC, Ministro per il Mezzogiorno
[3] Nel 1962 l’Italia era nel suo pieno boom economico