LA FINE DELLA TERRA
La Pointe du Raz (c'è un faro prima della punta e un altro più al largo rispetto a quello che si vede)
Le Chemin des Douaniers - Perros Guirec
Conosco abbastanza bene la Francia fin dal mio primo viaggio in Costa Azzurra ai tempi dell’università, ma mi sono reso conto che ancora ci sono tante cose da vedere nonostante vi abbia vissuto per mesi quando lavoravo ed abbia dei legami affettivi che da anni mi portano in questo paese.
Così il 1° maggio siamo partiti per un “Tour de France” (non in bicicletta) di 3660 km, in parte turistico sull’Atlantico e in parte nella regione dell’”Ile de France” per incontrare vecchi amici parigini e mia sorella che sposò un francese ed ha generato 4 nipoti i quali a loro volta ne hanno generati 8. Questa è la ragione del mio silenzio dall’ultimo articolo del 26 aprile.
Prima tappa La Rochelle, magnifica città dei tempi di Luigi XIV, piena di storia, con la bellissima l’”lle de Ré” sul mare di fronte, luogo di vacanza per i francesi amanti dell’oceano, raggiungibile con un ponte di 3 Km.
Ma perché “la fine della terra”? il fatto è che per la prima volta siamo andati in Bretagna che è una regione bellissima, in particolare nel Dipartimento di Finistère, nome che deriva dal latino “finis terrae”, cioè la fine del mondo. Al tempo dei romani che avevano invaso la Gallia, la grande penisola della Bretagna era davvero la fine del mondo con i suoi bracci protesi nell’ignoto dell’infinito oceano Atlantico, al di là del quale non c’era che acqua, spesso in tempesta e tormentata da fortissimi venti.
E la Bretagna è veramente “’a fine do munno”, come si dice in napoletano per magnificare qualcosa di eccezionale.
Anche noi li abbiamo trovati i
venti, da più di 100 km all’ora alla Pointe de Raz, al limite sud della baia di Douarnenez, graziosa città antica dove risiedono una coppia di amici italiani che hanno deciso di stabilirvisi dopo la pensione in un piccolo appartamento con balcone sul vecchio porto
[1], e che dividono il loro tempo fra due cani, un gatto e la pesca con la canna o con la loro barca a vela in alto mare quando il meteo lo permette.
Alla punta di Raz dovevamo tenerci forte per non essere letteralmente spostati dal vento. E ne è valsa la pena fare un chilometro a piedi nel vento freddo di primavera per vedere i tre fari ed il mare lontano in bassa marea che lascia rocce e sabbia e alghe all’asciutto, pur non essendo in quei giorni la marea così importante come negli equinozi quando la differenza supera i 10-12 metri.
A 10 km da Douarnenez c’è un
piccolo villaggio che si chiama Locronan, i cui edifici sono tutti del primo medioevo, dall’anno mille al 1300, perfettamente in ordine, con una magnifica chiesa gotica e un cimitero che fanno restare a bocca aperta.
Ma la cosa più interessante che abbiamo visto è la qualità della vita in questo villaggio. C’è molto turismo e molti negozi che vendono artigianato di qualsiasi genere; la differenza con i nostri siti turistici dove una grande percentuale degli oggetti nelle vetrine e all’interno è ormai solo di origine cinese, è che i titolari dei negozi sono
tutti artisti-artigiani francesi che vendono le cose bellissime e piene di inventiva e di fascino
[2] che fabbricano a mano sul posto: spesso sembra di entrare in gallerie d’arte.…sembrava di essere tornati ai vecchi tempi fino alla prima metà del secolo scorso.
Poi abbiamo fatto una puntata anche nel nord della Bretagna sulla Manica, in una cittadina anch’essa molto turistica, Perros-Guirec dove c’è una passeggiata da fare a piedi (circa 5 km) lungo una costa rocciosa di scogli e massi lisciati e molati dal vento e dal mare in 300 milioni di anni, tutta di granito rosa: incredibile!. Immaginate di vedere i nostri ciottoli di fiume ingranditi di mille volte e messi uno sull’altro a formare quasi degli enormi muri a secco di mattoni di granito, alcune volte in bilico contro le leggi della statica, in costruzioni di forma assurda e impensabile.
E davanti ad una delle grandi spiagge della città l’”arcipelago delle sette isole” disabitate (in passato nella più grande vi era il guardiano del faro con famiglia e alcuni militari). Oltre alla bellezza dei luoghi e della passeggiata in barca, quel gruppo di isole è oggi il secondo sito-rifugio a livello mondiale protetto per una dozzina di specie di uccelli marini, vari tipi di gabbiani uno diverso dall’altro, i cormorani, e i rari “maquereaux” (lo stesso nome del pesce sgombro) che sono dei piccoli uccelli coloratissimi somiglianti ai pappagalli, che si tuffano per pescare e restano minuti interi sott’acqua; e poi ci sono anche una cinquantina di foche.
Su una collina di una di queste isole hanno nidificato decine di migliaia di una specie di gabbiani che coprono l’intero mammellone e da lontano sembra di vedere l’isola coperta di neve.
Tutte queste cose ti tolgono il respiro e ti fanno capire quanto dobbiamo sforzarci di amare il nostro piccolo mondo, e decidere di comportarci in maniera che non arrivi alla fine della terra, della vita, distrutta da noi umani.
Se potete, fate un programma di viaggio in Bretagna in una delle vostre future vacanze: Internet vi aiuterà.
[1] C’è il nuovo grande porto in un lungo estuario del fiume dove sono ancorate migliaia di barche da diporto, la maggior parte a vela, oltre alle scialuppe dei pescatori e ai pescherecci di alto mare
[2] Esempio: un poeta scrive dei versi e delle frasi deliziose su delle tavolette che inserisce in quadri piacevolissimi