FLOPENHAGEN ?
Qualcuno ha chiamato la riunione di 192 paesi mondiali sul clima con questo epiteto.
Io non sono d’accordo, per una serie di ragioni di cui ve ne dirò solo poche ma significative.
1) Nonostante la lunga preparazione con minacce di defezioni importanti, di rifiuti dei paesi poveri e in via di sviluppo ad accettare proposte o imposizioni da parte dei paesi più industrializzati e ricchi, il solo fatto che si siano riuniti 192 paesi, è già un bel passo avanti rispetto a Kyoto e all’allora defezione successiva degli Stati Uniti
2) Ora sembra invece che gli USA (il Presidente Obama) pur con qualche titubanza e limitazione nelle cifre e compromessi vari, si siano messi alla testa dei paesi che prendono sul serio il pericolo del grave riscaldamento terrestre e delle sue terribili conseguenze per l’umanità intera. A questo proposito il famoso giornalista Thomas Friedman (multipremiato Pulitzer) ha scritto un eccellente articolo sul New York Times nel quale critica il comportamento di molti delegati importanti, compreso il suo Presidente, ma lo incita a prendere iniziative concrete per una legge per contrastare l’aumento della CO2, legge che metterebbe in concorrenza aperta gli USA con la Cina e gli altri grandi produttori di gas serra. E conclude: se gli Stati Uniti riescono a realizzare questo obiettivo, tutti lo seguiranno, compreso anche la corsa alla fabbricazione concorrenziale di prodotti tecnologici (compreso quelli per la eco-edilizia) per energie alternative e rinnovabili, e per la loro applicazione. Come spesso succede, l'Europa si è fatta sentire poco; non parliamo dell'Italia!
3) Anche la Cina, l’India ed il Brasile si sono fatti sentire positivamente (es. il Presidente Lula ha detto che la strategia per il salvataggio della Terra “potrà funzionare solo se i paesi si assumeranno la responsabilità di rispettare i propri obiettivi e se le nazioni ricche aiuteranno concretamene quelle povere a dotarsi di fonti energetiche pulite”), mentre i paesi andini, quelli che hanno gas e petrolio in abbondanza – e lo vogliono vendere -, hanno attaccato Obama e la sua politica. Così come i paesi-arcipelaghi degli oceani che temono di essere sommersi dall’aumento del livello del mare. E questi ultimi fanno bene ad insistere affinché gli accordi dei “grandi” prevedano limiti più alti di diminuzione dei gas serra.
4) Insomma non è facile mettere d’accordo 192 paesi in una settimana, però sembra che vi sia una ferma intenzione da parte dei più importanti stati mondiali di voler continuare a trattare per il bene di tutti, non solo per il loro.
Io mi auguro che i pochi miliardi (pensate solo ai 700 miliardi che gli USA hanno messo in campo per salvare le loro banche) che hanno messo in campo per aiutare i paesi poveri nel percorso verso lo sviluppo delle loro “green economies” diventino molti di più, nel nostro stesso interesse.
E noi, nel nostro piccolo, dobbiamo continuare a chiedere insistentemente e senza pause che i “grandi” raggiungano gli accordi necessari a salvaguardare il mondo dalla catastrofe.
In Italia l’opinione pubblica deve essere ancora più insistente perché i nostri governanti fanno poco o niente in questa direzione obbligata, anzi mettono in campo nuovi investimenti per energie inquinanti, e per il nucleare, invece di promuovere quelli necessari allo sviluppo di produzione di energie rinnovabili e alternativi.
PS – Molti lettori si chiederanno perché insisto su questi argomenti. Vado per i 79 anni, non ho figli e tanto meno nipoti (salvo quelli di mia sorella). Se non si cambia politica economica i grossi guai diverranno concreti a partire dagli anni 20 di questo secolo e scoppieranno negli anni 40. Io non ci sarò più quindi potrei dare un’alzata di spalle e fregarmene.
Bene, vi confesso di essere uno scemo che pensa agli altri, anche ai poveri bambini dei paesi poveri dell’Africa e alla piccola brasiliana che ho adottato a distanza