Ricevo dall’amica Gabriella Campioni questo magnifico articolo e lo metto a disposizione dei miei lettori, certo che possa interessarli
DUBBI
Eccoci di nuovo alle prese con Telethon. Tra storie di persone colpite da gravi e rare malattie, interviste a medici e canzonette, ci si chiede di contribuire alla ricerca scientifica, che versa in condizioni di carenza pressoché cronica.
Stacco pubblicitario e mail varie: facendo leva sulla “bontà” più o meno oleografica risvegliata dal Natale, ci si chiede di aiutare i bimbi di svariate parti del mondo, organizzazioni autenticamente gloriose come Medici senza frontiere, Amnesty International, WWF, etc. e i preti (li ho visti con i miei occhi, certi missionari che in pratica moltiplicano pani e pesci perché non hanno nulla: ma, mi domando, il Vaticano è così povero?).
Intendiamoci, ho una grandissima compassione per coloro che soffrono le conseguenze di una guerra o consimili e vorrei aiutare tutti. Io sono incondizionatamente per la gente di ogni parte del mondo. Non metto certo in dubbio la solidarietà, che è un valore immenso, ma…
Leggo altre mail e ascolto altre trasmissioni. Apprendo che il nostro governo vuole acquistare un gran numero di costosissimi aerei da caccia di ultima generazione; aumentare il contingente militare in Afghanistan o non so più dove; costruire l’avveniristico ponte sullo stretto di Messina, zona altamente sismica... Leggo gli effetti della privatizzazione dell’acqua in certe nostre città… E lascio perdere le notizie sugli stipendi e benefici economici dei nostri parlamentari e sui mal-utilizzi dei nostri contributi, Abruzzo compreso.
Qualche settimana fa si è tenuta a Roma una conferenza mondiale per la fame nel mondo. Un flop gigantesco, ma immagino abbastanza costoso.
Adesso è in corso la Conferenza di Copenhagen sul clima, anch’essa, credo, abbastanza costosa. Notizie disastrose sullo stato del nostro (ex?) Pianeta Azzurro, d’altro canto il dissesto è sotto gli occhi e nei polmoni di tutti, ma ad una trasmissione televisiva sento alcuni “grandi esperti” proclamare con tono di scherno che sono tutte fesserie…
Obama, che pure amo molto, ci ha parlato di guerre necessarie nel momento preciso in cui riceveva il Nobel per la pace… Come si può ragionevolmente pensare di portare la pace armati fino ai denti? La pace si fa con la pace, no?
Ci hanno fatto una testa tanta con la pandemia da influenza A, ma molti medici e paramedici non si sono fatti vaccinare e ingenti (e costose) scorte di vaccino restano lì a marcire, ben diversamente dal denaro affluito nelle casse delle case farmaceutiche. E già qualcuno comincia timidamente a dire che “la pandemia è meno pandemica di quanto si pensasse”…
Insomma, qualcosa non mi torna, mi girano le… orecchie, dato che sono una signora e quelle certe cose non le ho.
Einstein ha detto una (fra le tante) frase storica: “un problema non può essere risolto con la stessa mentalità con cui è stato creato”. E Al Gore, parlando della questione diossina di Taranto, ha detto due cose particolari: “mi meraviglio che certe cose possano succedere in un Paese civile come l’Italia” e “occorre urgentemente un cambiamento di mentalità dal basso abbastanza diffuso da influenzare le decisioni dei governi”.
Non sarebbe ora di cominciare a pensare con la nostra testa? O di lasciarci coinvolgere dalla strategia della paura o anestetizzare dalle telenovelas o dai quiz dai milioni facili? Usciamo dall’idea che siamo solo pochi, impotenti gatti a pensarla in modo diverso: inchieste fatte in diversi Paesi, Italia compresa, dimostrano che siamo già il 35% e in crescita annua del 3%.
Abbiamo un potere: quello del numero e della consapevolezza. Il denaro pubblico, ossia nostro,
deve essere usato secondo le
nostre intenzioni. Troviamo il modo di restare in contatto tra noi… Per intanto posso indicare un sito nel quale (tranquilli!) io non ho alcuna posizione o guadagno:
www.creativiculturali.it.
Il sito è fondato dal Prof. Enrico Cheli dell’Università di Siena, che ha intitolato nello stesso modo un suo libro in cui espone i risultati delle inchieste di cui sopra e spiega in modo scientifico, ma chiaro e piano, le nuove mentalità emergenti. (E. Cheli e N. Montecucco, I creativi culturali, ed. Xenia, 10 €).
Da un lato troverai un piccolo test per capire se sei un “creativo culturale”, ossia uno che cerca mentalità fuori dal coro in svariati ambiti e intende trasformare questa crisi in un’opportunità. Dall’altro, se desideri iscriverti, puoi incrementare questa schiera e sentirti meno solo. Ricordiamo che, se l’unione fa la forza, la separazione fa la debolezza…
Gabriella Campioni
12 Dicembre 2009