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TRAM E AUTOBUS
Di Gennaro Aprea (del 06/09/2009 @ 12:01:08, in F) Questa č l'Italia, cliccato 822 volte)
 
PILLOLE DI ATM, DEI CONDUCENTI E DEI PASSEGGERI
 
Io sono un assiduo frequentatore dei mezzi dell’ATM (per i non milanesi: Azienda Trasporti Milanese) da più di 40 anni, cioè da quando sono venuto ad abitare in Lombardia. Ho sempre cercato e cerco di evitare accuratamente di addentrarmi con l’auto in città, quindi arrivo con la macchina ad un posteggio in periferia e poi salgo sui tram o sugli autobus perché la Metro è lontana. Quando potevo guidare la moto prima dell’incidente la usavo molto, salvo con pioggia, neve e nebbia…bei tempi!
Il servizio dell’ATM è decisamente migliorato in questi quaranta anni, però oggi vi voglio raccontare tre piccole cose che credo possano accadere anche in altre città d’Italia sui mezzi pubblici, cose che mi fanno andare in bestia proprio perché sono piccole e potrebbero esser evitate facilmente.
1)     Numerose volte mi è capitato di aver visto da lontano arrivare il mezzo (autobus o tram) e mi sono messo a correre per prenderlo alla fermata distante 80-100 metri più avanti. Alcune volte non ce l’ho fatta e vi spiegherò perché. Ultimamente la mia velocità è diminuita notevolmente a causa della gamba danneggiata, quindi le mancate occasioni sono aumentate di numero. Però la colpa non è solo mia. In molti casi la fermata precede di poco un semaforo ed il conducente potrebbe attendere prima di chiudere le porte ed avanzare fino al semaforo se è rosso. Invece, nonostante mi abbiano visto sicuramente correre per prendere il mezzo, numerosi conducenti, quando hanno esaurito la salita e la discesa dei passeggeri, mi hanno chiuso le porte quasi in faccia, si sono allontanati di 5-10 metri fino al semaforo rosso ed io, arrivato alla fermata con uno o due secondi di ritardo, ho visto il mezzo fermo per molti secondi senza possibilità di farmi aprire le porte perché “il mezzo è fuori zona di fermata” secondo il regolamento. Non ci sono commenti da fare, ma vi assicuro che più o meno in silenzio – ma anche ad alta voce tanto non mi sentiva nessuno perché i passeggeri scesi si erano allontanati - ho mandato pesanti maledizioni a questi……(indovinate o scegliete l’epiteto che più vi piace).
2)     Il miglioramento del servizio ATM comprende anche l’aria condizionata su ormai  numerosi tram e autobus. In queste calde giornate estive, su questi mezzi ti aspetteresti di salire e trovare aria più fresca che all’esterno. Invece no, perché i passeggeri aprono tutti i vetri e l’aria calda esterna entra a fiotti, rendendo inutile il rinfrescamento di aria filtrata. Quelli che lo fanno – e sono la maggioranza - sono evidentemente imbecilli; e quelli che non lo fanno lo sono altrettanto perché stanno zitti. Non vi dico cosa mi è capitato qualche volta che ho “osato” chiudere i finestrini vicino a dove mi trovavo. No comment
3)     L’ultima cosina credo che sia comunemente adottata in tutta Italia. Mi riferisco all’uso del freno da parte dei conducenti che vogliono arrivare prima al capolinea, forse per fumarsi una sigaretta. Quindi corrono all’impazzata e, frenano a 5 metri dalla fermata oppure prendono le curve come Schumacher in Formula 1 (anche i tranvieri), in maniera tale che le vecchiette, ed anche i più giovani vengono spinti in avanti o di lato rischiando di cadere, come ho visto personalmente più volte capitare.  Passi quando il mezzo è pieno e d’inverno siamo ben infagottati. Queste manovre possono essere utili a compattare i passeggeri pigri che non vanno avanti ed impediscono a quelli che salgono di trovare posto. Ma d’estate quando i mezzi sono mezzi vuoti? Forse pensano che i milanesi rimasti in città non possono fare un tuffo rinfrescante e i conducenti vogliono gentilmente offrire la possibilità a qualche giovane, o meno giovane, maschio di farlo su una bella fanciulla?
4)     Devo confessare che, quando abitavo a Rio de Janeiro e prendevo l’autobus per andare in ufficio, i loro conducenti (nonostante i motori fossero frenati volutamente), facevano le gare sulle autostrade sopraelevate cittadine piene di curve e di svincoli (era il tempo di Fittipaldi) con un ammirevole sprezzo del pericolo, ma anche di quello dei passeggeri. Per darvi un’idea della situazione, tutti i sedili avevano i braccioli e cercavo sempre un posto a sedere. Ma quando si arrivava sull’autostrada dovevo tenermi forte con ambedue le mani ai braccioli altrimenti sarei volato sul pavimento. Tutto il mondo è paese!