I MASSACRATORI DI RODANO
In seguito al recente reiterato taglio di altri 72 tigli lungo le vie delle Querce (lato sud) e Palermo, qualche giorno fa due cittadine di Rodano accompagnate da 2 cittadini dei quali uno era chi scrive, hanno richiesto ed incontrato il Sindaco “pro-tempore” del nostro Comune per protestare.
In questo sito ho parlato molte volte degli alberi inutilmente tagliati e “sostituiti con altre essenze” come dicono in Comune e di altre magagne perpetrate dalle varie amministrazioni per quanto riguarda la corretta amministrazione pubblica del verde, che non è mai esistita e che è necessaria come l’acqua per vivere. Questo nuovo articolo è l’ennesimo che tocca questi temi; purtroppo credo che non sarà l’ultimo perché ci troviamo di fronte ad un andazzo che sta portando il nostro territorio ad uno sfascio ambientale.
Durante l’incontro ci siamo resi conto ed abbiamo toccato con mano che questi amministratori comunali posseggono delle caratteristiche caratteriali precipue che cercherò di illustrarvi.
1) Mania di grandezza – hanno deciso che la popolazione di Rodano deve aumentare dagli attuali 4.300 circa ad almeno 5.500 abitanti (affermazione del sindaco durante una riunione di Aria di Rodano all’Ottagono nel 2008). Nessuno ha mai risposto alla mia domanda: “Perché?” Il risultato però è che si è costruito a Lucino su vecchie aree verdi del primo PRG, degradate d’imperio a zone edificabili; è stato inoltre “rubato” territorio al Parco Agricolo Sud Milano per costruire nuovi edifici di grande volume
2) Assoluta indifferenza ai gravi ed urgenti problemi ambientali che affliggono l’intera umanità (global warming) e disconoscenza della bio-edilizia (o se la conoscono, se ne fregano). I progetti dei nuovi edifici approvati dalle ultime 3 amministrazioni per quanto riguarda il risparmio energetico si basano unicamente sulle vecchie leggi in vigore (alcune molto vecchie), leggi che sono superate da questi problemi verso i quali il governo centrale dimostra indifferenza e misconoscenza. Dimostrazione: le 49 unità abitative di Via Palermo/via delle Querce hanno lo stesso grado di coibentazione muraria di quella della mia casa progettata nel 1981 sulla base dei parametri raddoppiati della legge sul risparmo energetico del 1979, ma hanno, al contrario della mia abitazione, numerosissime aperture (finestre e porte) sul lato nord mentre la mia casa ha ridotto queste aperture al minimo (solo questo fa’ risparmiare in media il 10% di energia per il riscaldamento). Hanno limitato il risparmio di gas per il riscaldamento dell’acqua sanitaria ai pannelli collettori solari, la stessa cosa che ho fatto io nel 1981. Non conosco il modello di caldaie previste a via Palermo, ma immagino che siano di quelle a condensazione per il massimo di risparmio di gas, cioè dello stesso tipo che ho istallato io nel 2007 (usufruendo dei rimborsi del 55%) sostituendo la precedente caldaia ancora perfettamente funzionante. Il riscaldamento degli ambienti è realizzato mediante i comuni radiatori in ghisa. Oggi, per risparmiare energia, il riscaldamento si fa’ con le serpentine sotto i pavimenti: perché? E’ sufficiente che l’acqua nelle serpentine sia riscaldata a non più di 40°; per i radiatori ce ne vogliono almeno 60°C, cioè il 33% in più. Non so, ma non credo che abbiano previsto il recupero dell’acqua piovana dai tetti in un grande serbatoio sotterraneo per l’innaffiamento dei previsti giardini prospicienti le abitazioni, così come feci io nel 1981 nel mio giardino.
Perché vi ho raccontato questo? Perché esistono alcuni comuni italiani, anche in
Campania, dove vi sono amministratori illuminati che hanno a cuore i problemi
ambientali e che superano le leggi in vigore con progetti innovativi: 3 esempi, ma ce ne sono altri.
- Settimo Torinese (TO) – E’ già funzionante, quindi progettato prima dei nostri
tuttora in costruzione, un edificio di 27 appartamenti che è completamente
autosufficiente dal punto di vista del riscaldamento e rinfrescamento
estivo degli ambienti (pompa di calore). Hanno un surplus del 40% di energia
elettrica creata dai pannelli foto-voltaici che vendono all’ENEL.
- Nerviano (MI) - edificio di 22 appartamenti: idem come sopra a Settimo Torinese
- Torraca (SA) 1400 abitanti. L’intera illuminazione pubblica (600 lampioni) è stata trasformata a “LED” con il 70% di risparmio di energia elettrica, una minore spesa di 27000 Euro l’anno (45000 –18000) che fa’ ammortizzare la spesa in 7 anni, minore manutenzione perché i led durano 10 anni, minore inquinamento luminoso e minori emissioni serra; in novembre hanno inaugurato una fabbrica di pannelli foto-voltaici, hanno la prima piscina interamente riscaldata col sole con i pannelli foto-voltaici il cui surplus di energia elettrica è venduto all’ENEL. Infine hanno un corso universitario di laurea sul rapporto tra ambiente ed energia (ecco delle opzioni per l’area ex SISAS, altro che Centro Commerciale)
3) Odio sviscerato per i vecchi alberi e collezionisti di abbattimenti – Dopo i pioppi di via dei Tigli, le querce di via delle Querce, i tigli e altri vari di Lucino e Rodano (via Marconi, via De Gasperi e via Turati) come già detto, hanno eliminato i bellissimi tigli (72) trentennali di Via delle Querce e Via Palermo. Ma non è finita lì. Il sindaco Marazzi ci ha detto che taglieranno anche i pini marittimi dei posteggi di via Palermo e via dei Tigli per via delle radici superficiali che hanno gonfiato a dismisura l’asfalto. Alla nostra richiesta di conservarli, ha detto con tono paternalistico e ricattatorio, va bene tagliamo le radici superficiali e rifacciamo l’asfalto; se poi muoiono non ne rimettiamo più nessuno. Io non so quanti siano gli alberi tagliati finora in tutto il comune, ma non credo di discostarmi molto dalla realtà dicendo che sono più di 300. Durante la conversazione/discussione è apparso chiaro che la mentalità è la seguente: “cosa c’è di male a tagliare gli alberi, anche pericolosi – lo dice lui - che hanno bisogno di molta manutenzione, ecc.? tanto li sostituiamo con altre essenze che non danno fastidio, che hanno bisogno di minore manutenzione (tutto da vedere ndr)…. e poi, cosa volete, Rodano ha più di 900 alberi nel suo abitato, molti altri comuni vicini si sognano di averne tanti come noi”. Le nostre reazioni sono state le seguenti: “non ci interessa che altri comuni abbiano meno alberi di Rodano, noi vogliamo mantenere moltissimi alberi e se possibile aggiungerne; per esempio perché avete deciso di non piantare più un albero per ogni nuovo nato rodanese sulla zona verde di fronte all’attuale scuola media? Anche se le precedenti amministrazioni hanno sbagliato a piantare alberi non adatti (mi riferisco soprattutto ai pini marittimi), il principio è quello di salvarli fino a quando sia possibile; se si fanno nuovi progetti di marciapiedi, piste pedo-ciclabili, parcheggi, viabilità, il principio di base deve essere che tutti i progetti devono essere in funzione degli alberi esistenti per mantenerli e non viceversa; e devono essere eliminati solo se pericolosi, malati e vecchi; e poi, gli alberi che esistono li abbiamo pagati noi con le imposte che abbiamo versato negli anni: sostituirli significa maggiori spese che vengono sempre dai contributi fiscali dei cittadini, anche se vi sono finanziamenti esterni non locali”.
4) Progettisti da secoli passati – Abbiamo visto il progetto della via Palermo dove hanno abbattuto i 72 tigli. La ragione (o scusa) è che dovevano creare per legge il parcheggio auto lungo la strada sul larghissimo spazio attuale (6,7 metri) dove vi erano i tigli in uno spazio erboso largo circa 2 metri (quindi gli alberi non disturbavano) ed il marciapiede asfaltato di 4,5 metri più la siepe che delimitava la campagna (okkupata dalla nuova urbanizzazione con distruzione di alcuni grandi alberi) e più che sufficiente per fare il nuovo marciapiede e la pista ciclabile. Ebbene, la mia personale critica è stata la seguente: a) dato che vi saranno 104 nuove famiglie lungo la strada, b) che sarà costruita la nuova scuola media sull’area verde del parco di fianco alla scuola dell’infanzia lungo la via Venezia (con ovvio abbattimento di alberi esistenti) la circolazione automobilistica già pesante sarà probabilmente più che triplicata nelle ore di punta, con conseguente incremento enorme dell’inquinamento da trasporto. Se voi amministratori aveste avuto in mente questo fatto e contemporaneamente la conservazione degli alberi, la logica conseguenza era – e tuttora è – di progettare il tutto modificando la viabilità da doppio senso a senso unico per il perimetro dell’area, cioè, a partire da via delle Querce all’altezza di via del Pioppo/via del Mandorlo, Via Palermo, via dei Tigli, aprendo la circolazione di via Venezia. Risultato (che può ancora essere realizzato): avremmo avuto una strada a senso unico più larga, quindi più scorrevole, lo spazio per il parcheggio senza dover tagliare gli alberi e allargare la strada, superamento delle lunghe manovre per uscire ed entrare nei parcheggi come succede già adesso, e conseguente attesa di altri veicoli col motore acceso provenienti dai due sensi, il non abbattimento degli tigli ed infine minor costo di tutto il progetto pagato con i nostri denari. Risposta: “vero ma noi (ma non è previsto ancora dal progetto, dunque chissà se si farà), vogliamo realizzare la (costosissima) costruzione della rotonda sulla Strada Provinciale che porta a Cassignanica all’altezza di via delle Querce (copertura della roggia e allargamento della strada) che inviterà i genitori e nonni che portano i bambini alle tre scuole, infanzia, primaria e media a prendere la S.P. entrando nella via delle Querce senza passare per il centro abitato”. Ho replicato che sono pronto a scommettere che solo il 10% degli accompagnatori utilizzerebbe quel percorso, specialmente d’inverno con la pioggia, la nebbia ed eventualmente la neve. Allora l’Ernesto Marazzi ha detto: “chiudiamo la piazza delle Betulle”. Ho subito accettato, ma la sua replica non si è fatta attendere “… così quelli dei palazzoni di Piazza delle Betulle mi uccidono…” In conclusione queste persone insistono nel difendere gli sbagli pur di mantenere il punto e dimostrano solo che non hanno immaginazione, che quando fanno nuovi progetti non sanno pensare a più alternative, che non sanno cosa sia l’innovazione.
[1] Si veda il sito dell’Associazione Italiana del Change Management : www.assochange.it